Page 14 - ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
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PAOLO BOSISIO
                               di lì, in seguito, diffusisi nel resto d’Europa e, in prima
                               istanza, in Italia. È il caso dello scenario Arlequin valet de
                               deux maîtres di Jean Pierre des Ours de Mandajors,
                               letterato e storico vissuto tra la metà del Seicento e
                               quella del secolo successivo, nel quale si riconosce oggi
                               la fonte primaria della commedia goldoniana Il servitore
                               dei due padroni . Lo scenario del Mandajors fu
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                               rappresentato per la prima volta da Luigi Riccoboni il 31
                               luglio 1718 presso la parigina Comédie Italienne, e
                               successivamente fu ripreso presso l’Hotel de Bourgogne,
                               dove fu saltuariamente riallestito anche negli anni
                               successivi, tra il 1721 e il 1772. Pubblicato in forma
                               estesa nel Nouveau théâtre italien ou Recueil général des
                               Comédies représentées par les comédiens italiens
                               ordinaires du Roy (Paris, 1729), giunse probabilmente in
                               tale forma a stampa nelle mani di Goldoni, inviatogli nel
       La colazione, dipinto del XVIII
       secolo (Venezia, Casa di Goldoni).  1745 da Antonio Sacchi, ben famoso secondo zanni con
                               il nome di Truffaldino, unitamente alla richiesta di ricavare
                               da tale soggetto una commedia per lui. Per dare esito a
                               tale commissione, proveniente da uno degli artisti più
                               affermati fra gli ultimi grandi comici dell’arte, Goldoni non
                               si perita di interrompere momentaneamente l’attività
                               intrapresa con la riforma del teatro comico, componendo
                               uno scenario in cui sostituisce il nome del protagonista
                               utilizzato dal Mandajors con quello di Truffaldino, proprio
                               della maschera normalmente interpretata dal suo
                               committente. Come è noto, il drammaturgo riprende lo
                               scenario a distanza di anni per riscriverlo nella forma
                               estesa di una commedia vera e propria, che, con il titolo
                               Il servitore dei due padroni, esce a stampa presso
                               l’editore Paperini in Firenze nel 1753: è più che legittimo
                               pensare che, nella fase della stesura per esteso, Goldoni
                               abbia tenuto in conto il contributo, certamente notevole,
                               apportato alla drammaturgia originaria dall’interpretazione
                               degli attori, e in particolare da quella del Truffaldino
                               Antonio Sacchi (in onore al quale è ancora mantenuto il
                               nome al personaggio).
                               Il titolo dell’opera e il nome del protagonista rimangono
                               invariati anche nelle successive ristampe della commedia
                               presso editori diversi (Gavelli, Pissarri, Corciolani,
                               Bettinelli, Fantino-Olzati, Pasquali), fissando in tale
                               direzione anche l’ultima volontà dell’autore. È, tuttavia,
                               degno di nota il fatto che, durante la prima parte del suo
                               lunghissimo soggiorno francese, ancora assorbita da
                               cure teatrali, Goldoni ritorni sulla vicenda della commedia
                               per trarne un nuovo strumento di lavoro destinato ai
                               comici dell’Arte operanti alla Comédie Italienne, e perciò
                               adattato al gusto francese, componendo uno scenario –
                               rimasto inedito – che restituisce alla maschera il nome

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