Page 15 - ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
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DALLA COMMEDIA DELL’ARTE ALLA REGIA DI STREHLER
originario di Arlecchino, in ossequio all’uso dell’Improvvisa
che derivava al personaggio il nome d’arte dell’interprete,
in questo caso Carlino Bertinazzi: si tratta di Arlequin
valet de deux maîtres, che si rappresentò presso il
Théâtre Italien in Parigi il 4 marzo 1764.
Le notizie relative all’origine della commedia gettano una
luce obiettiva sulla scelta, operata da Giorgio Strehler nel
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1947 , di ripristinare nel titolo della commedia goldoniana,
a circa due secoli di distanza,
il nome di Arlecchino, ritornando all’intenzione originaria
Scena di una commedia in dell’autore per sottolineare la centralità della maschera
un’incisione della Raccolta Fossard
(Museo Nazionale di Stoccolma). che dello spettacolo è protagonista.
La licenza concessasi nella revisione del titolo anticipa la
volontà del regista di muoversi con una certa libertà
creativa nei confronti del testo, utilizzandolo come
ingrediente non più importante di altri, all’interno di uno
spettacolo di regia mirato a ricreare, entro un percorso di
filologia “spontanea” e non del tutto consapevole, un
testimone vivente della commedia dell’arte ricostruito in
laboratorio. Per lo Strehler della stagione inaugurale del
Piccolo, tale spettacolo diventa l’occasione per spezzare
il filo tenace della programmazione grigia e monocorde
propria dei teatri di quegli anni, contestualmente
contribuendo alla rifondazione di un linguaggio teatrale
autonomo e originale, attraverso il recupero del magistero
artistico e professionale dei comici dell’arte. L’interesse
prioritario del regista sembra coincidere con la caparbia
volontà di recuperare i caratteri specifici e vitali
dell’Improvvisa, intesa come fenomeno complessivo, al di
là di ogni distinzione di ordine cronologico, geografico e
artistico. Una Riduzione dello spettacolo approntata da
Strehler in occasione dell’edizione estiva dell’Arlecchino
nel 1973 e ora conservata presso l’Archivio del Piccolo
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Teatro , testimonia che il testo goldoniano costituisce solo
la base su cui regista e attori costruiscono il loro
spettacolo durante le prove, modificandolo anche
sensibilmente e giungendo a creare ex novo scene
inesistenti nella stampa goldoniana come nel copione .
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Il recupero della dimensione spettacolare propria della
tradizione dell’Arte conduce, dunque, il regista a svolgere
con gli attori un lavoro mirato al recupero
di alcune tecniche dell’improvvisazione: Strehler lascia
grande libertà agli attori in sede di prova, sollecitandoli a
proporre lazzi e interpolazioni testuali, che una volta
approvati, vengono fissati per sempre nel testo
spettacolo. Ciò consente di affermare che, a parziale
differenza delle recite dei comici dell’arte, l’Arlecchino di
Strehler, come ogni buon prodotto del teatro di regia, è
uno spettacolo definito nei più piccoli particolari e sempre
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