Page 12 - ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
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PAOLO BOSISIO
                               superiore per estro e qualità dei movimenti a quello di
                               tutti gli altri ruoli che lo affiancano in scena. Tipica della
                               sua azione scenica è la presenza dei lazzi: brevi azioni
                               mimiche e gestuali, talvolta estemporanee, ma assai
                               spesso metodicamente studiate e pazientemente
                               registrate negli zibaldoni di proprietà degli interpreti, che
                               assicurano alla situazione scenica una carica di comicità
                               immediata, assai apprezzata dagli spettatori di ogni
                               epoca. Non a caso, nelle rappresentazioni iconografiche
                               che lo riproducono e nelle testimonianze che lo
                               descrivono, il secondo zanni è sempre ritratto in
                               movimento: corre, salta, danza, compie piroette e salti
                               mortali, si atteggia o si inchina, evitando sempre di farsi
                               cogliere in atteggiamento composto e statico.
                               Le caratteristiche fisiche e l’estetica del movimento
                               costituiscono, in questo forse più che in altri casi, una
                               sorta di riscrittura per metafora degli elementi salienti del
                               carattere di Arlecchino – che, occorre ricordare, non è un
                               personaggio psicologicamente definito, ma la larva di un
                               personaggio, una sorta di contenitore scenico per una
                               tipologia umana – ispirandone l’azione e la filosofia di vita
                               sulla scena: delle sue origini contadine Arlecchino
                               conserva la fame insaziabile, che lo tormenta ad ogni ora
                               del giorno e della notte, nella quale si rappresenta
                               emblematicamente l’appartenenza a un mondo naturale
                               dominato dagli istinti e dai bisogni primari cui egli è legato
                               visceralmente. Il cibo è, in ogni situazione, per Arlecchino,
                               la ricompensa immediata, il valore della quale a lui
                               sembra incommsensurabilmente superiore a quello del
                               denaro, il cui significato di mezzo civile di scambio
                               parzialmente gli sfugge: non a caso nel Servitore di due
                               padroni, egli strappa una lettera di cambio – non
                               comprendendone l’elevato valore finanziario – per
       Arlecchino raffigurato in due
       atteggiamenti significativi (XVIII  utilizzare i frammenti di carta nella rappresentazione quasi
       secolo): Arlecchino sospirante  sognante per non dire delirante delle gustose portate che
       e Arlecchino ghiottone.
       Incisioni tratte dalle Scènes  si accinge a servire (II, 12). Anche dell’amore la maschera
       comiques di Claude Gillot (Roma,  mostra di possedere un concetto meramente
       Biblioteca e Raccolta teatrale del  materialista: le scene ch’essa intreccia con la servetta
       Burcardo). L’Arlecchino ritratto
       è forse l’attore Evaristo Gherardi.  dimostrano regolarmente come l’unica aspirazione di
                               Arlecchino sia volta al semplice soddisfacimento degli
                               istinti, in assenza di qualsivoglia coinvolgimento
                               sentimentale. Chiamato a rappresentare, nella dinamica
                               sociologicamente elementare della commedia dell’arte,
                               un mondo primitivo e istintuale, Arlecchino mostra di non
                               comprendere, inoltre, nel suo significato di valore
                               essenziale della società borghese, il lavoro. Scansafatiche
                               per vocazione, lo zanni si adopera nelle diverse situazioni
                               per ottenere quanto più può senza pagare il prezzo del
                               sacrificio: in ciò sa essere tutt’altro che sciocco,

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