Page 13 - ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
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DALLA COMMEDIA DELL’ARTE ALLA REGIA DI STREHLER
dimostrandosi, al contrario, abilissimo nella scelta della
più efficace strategia al fine di assicurarsi una modesta,
ma riposante, sopravvivenza. In forza di tale filosofia di
vita, Arlecchino non si sogna neppure di sovvertire
l’ordine costituito, di cambiare con gesto rivoluzionario le
regole che governano il mondo (anche se non gli sfugge
l’ingiustizia che relega quelli come lui in un angolo poco
fortunato): il suo modus vivendi, la sua scelta di cavarsela
sempre con un guizzo di elementare furbizia, trovando la
giusta via di uscita alle situazioni più difficili, si può anzi
realizzare solo alle spalle di tale ordine costituito, che
perciò deve essere mantenuto e rispettato, per
prendersene più efficacemente gioco.
Pur all’interno di tali coordinate comuni e sostanzialmente
stabili, la maschera di Arlecchino subisce un’evoluzione
nei secoli legata alla graduale maturazione del fenomeno
teatrale di cui essa fa parte e all’intervento creativo dei
maggiori fra gli attori che la impersonano, a partire da
Tristano Martinelli (1556-1630), appartenente alla
compagnia degli Accesi al servizio dei Gonzaga di
Mantova, attivo in Italia e Francia negli anni Settanta del
Cinquecento, cui la tradizione attribuisce il merito di avere
per primo portato in scena un secondo zanni con il nome
di Arlecchino. E, dopo di lui, gli Arlecchini seicenteschi,
attivi soprattutto in area francese, fra i quali il celeberrimo
Domenico Biancolelli, detto Dominique (1636-1688).
A costui si è soliti attribuire la responsabilità di avere
avviato un processo di stilizzazione, in sinergia con il moto
che coinvolge l’intera area artistica dell’Improvvisa,
conferendo alla maschera del secondo zanni una superiore
grazia di movimento sulla scena, una gestualità più
elegante e misurata, fatta di sapienti allusioni e di
modulazioni leggere, un eloquio particolarmente ricco di
giochi di parole, spesso assai raffinati. Nel solco di tale
esempio si sviluppa la successiva tradizione nel magistero
di Arlecchini vissuti sullo scorcio del diciassettesimo secolo
e nel corso del successivo, assai celebrati a Parigi ove era
aperta una sala specializzata nella cosiddetta Comédie
Italienne: Evaristo Gherardi (1663-1700), Angelo Costantini
(1670-1729), Tommaso Vicentini (1682-1739) e,
soprattutto, Carlino Bertinazzi (1710-1803), conosciuto
come Carlin e apprezzato in modo particolare da Carlo
Goldoni.
La fama conseguita in area francese dalla maschera è
all’origine della creazione, da parte specialmente dei
comici che ne erano interpreti sulla scena, di parecchi
canovacci circolanti, dapprima, nel paese transalpino, e
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