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NEL TEMPO DEGLI DEI 2.qxp_00  11/03/19  10:11  Pagina 21



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                                     Era e Atena, Afrodite promette in premio al giudice Paride
                                     proprio Elena, bella quanto la dea: questa è la sua vera
                                     colpa. Né troia né cagna, dunque. Anche se lei in più di
                                     un’occasione se lo dice da sola, cagna. Senza vergogna:
                                     lo sa, che si è fatta cagna, ma non per colpa sua.
                                     Elena e Ulisse sono legati in modo molto particolare.
                                     Nel decimo anno di assedio, una notte Ulisse penetra in
                                     città. Si ferisce da solo, ha il volto tumefatto, si è reso
                                     irriconoscibile. Una sola donna capisce: lei. Potrebbe
                                     denunciarlo, oppure scappare con lui, invece no: lo porta a
                                     palazzo, lo lava e lo unge, dopo di che – dopo che hanno
                                     parlato a lungo – Ulisse riparte, sgozza alcuni nemici
                                     mentre Elena balla di felicità.
                                     Quello che Omero non racconta è cosa accade durante
                                     l’operazione di lavaggio e oliatura (né come l’eroe reagisca
                                     alle abili mani della bella Elena): io sospetto che si siano
                                     messi d’accordo per l’inganno di tutti gli inganni, la prova
                                     cui Elena sottopone i guerrieri achei dentro la pancia del
                                     cavallo. Questo episodio non viene dall’Iliade ma dal
                                     quarto capitolo dell’Odissea, quando Telemaco va da
                                     Menelao ed Elena per sapere del padre. In questa
                                     occasione accade qualcosa di eccezionale: lei, Telemaco e
                                     Menelao piangono calde lacrime al pensiero di tutto quello
                                     che è successo durante quei vent’anni, e quanti amici e
                                     padri e figli sono morti per quella stupida guerra. Per frenar
                                     le lacrime senza rinunciare al racconto, Elena versa nel vino
                                     un rimedio «che fuga il dolore e l’ira, il ricordo di tutti i
                                     malanni», libera il cuore dalle lacrime. Non fa dimenticare,
                                     ma anestetizza e permette il racconto. Un modo per
                                     sopportare il dolore e trasmettere la memoria senza pianto.


                                     LE ALTRE
                                     Ulisse passa sette anni con la dea marina Calipso, il cui
                                     nome vuol dire l’occultatrice. Lo occulta proprio bene
                                     Ulisse, sulla sua isoletta sperduta, dove il tempo non
                                     esiste, una scheggia di paradiso, posta nell’ombelico del
                                     mare. Come dire: il posto più lontano e nascosto che ci
                                     sia. E forse il più bello in assoluto.
                                     Hanno molto tempo libero, Calipso e Ulisse. Se non fanno
                                     sesso, se non mangiano, se Ulisse non se ne sta da solo
                                     su uno scoglio a piangere, questi due strani amanti si
                                     mettono sulla spiaggia, e lui racconta alla ninfa la guerra di
                                     Troia. Per sette anni Calipso gli offre l’ambrosia e il nettare
                                     divino che rendono immortali, ma Ulisse sceglie il cibo degli
                                     umani: rinuncia all’immortalità e sceglie di invecchiare e, un
                                     giorno, morire: questa scelta è il movente di tutta la storia.
                                     D’altra parte, in un due versi, c’è la banalissima verità:
                                     «Passava la dolce vita piangendo il ritorno, perché ormai
                                     non gli piaceva la ninfa.» A Ulisse, Calipso non piace. Sarà
                                     bellissima e immortale, ma quella ninfetta lo annoia proprio.


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