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NEL TEMPO DEGLI DEI 2.qxp_00 11/03/19 10:11 Pagina 26
FRANCESCO NICCOLINI
Così non si fa più nulla perché finisca.
È il trauma del reduce che non sa tornare alla vita normale.
Questo accade a Ulisse, volente o nolente. Il terrore, il
dolore, i massacri, i compagni morti ammazzati, addirittura
mangiati vivi: non riesce a credere che tutto questo possa
smettere di mordere l’anima finché l’ebbrezza della forza
(e del sangue versato) non lo sommerge. Solo la capacità
di pensiero di Ulisse, dunque di riconoscere la colpa e di
pagarne il prezzo, pone fine a tutto. Insieme all’amore di
Telemaco e di Penelope, inorriditi da quella strage. Ma è
una conquista difficilissima e – per raggiungerla – Ulisse
deve sprofondare nel sangue, fino in fondo, fino a
nausearsene. Soltanto a quel punto, e pagatone il prezzo,
potrà tirarsene fuori per sempre. Ribellarsi anche al fato e
agli dèi. Ma a che prezzo.
E POI?
Ci sarà poco tempo per godersi il ritorno. Giusto una lunga
notte d’amore, un abbraccio al vecchio padre, e poi c’è da
occuparsi della faida: perché i parenti dei principi achei
assassinati non possono accettare la vendetta di Ulisse, e
minacciano ritorsioni.
Ma Omero sa che deve chiudere e lo fa rapidamente:
litigano, si affrontano con le armi in pugno. Interviene Zeus:
il Fato questo ha deciso e nessuno si opponga. Fine del
ventiquattresimo e ultimo libro del Poema.
E poi? Poi ci sono le altre versioni e tutti gli altri Ulisse dei
poeti greci. C’è chi dice che non si deve mischiare l’Ulisse
di Omero con tutti gli altri. Ma io non riesco a fermarmi.
Tiresia, nel viaggio all’Ade di Ulisse, glielo aveva detto: si
sarebbe vendicato e poi sarebbe ripartito per rimaner
lontano molto tempo, camminando verso la terra ferma,
con un remo sulla spalla finché uno sconosciuto gli
avrebbe chiesto cos’è quel legno che porta sulle spalle.
Soltanto allora, dopo un sacrificio a Poseidone, avrebbe
potuto tornare a Itaca per sempre.
Va proprio così: gli accade su chissà quale montagna
mentre sta facendo chissà che cosa. Quasi non ci crede
che finalmente può tornare a casa. E torna. Non gli resta
che invecchiare e morire. Ma come muore? La versione
che mi piace di più è quella di Ditti Cretese, Efemeridi della
Guerra troiana, poema fenicio.
A Ulisse, tornato a Itaca, accade l’ennesima cosa strana:
sogna una figura tra l’umano e il divino, maestosa.
Lui vorrebbe abbracciarlo, ma quell’essere misterioso lo
respinge, dicendogli che uno dei due sarebbe morto per
mano dell’altro.
Interroga vari indovini, che gli dicono tutti la stessa cosa: è
un presagio di morte, guardati da tuo figlio.
Per proteggersi, Ulisse decide di allontanare Telemaco.
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