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NEL TEMPO DEGLI DEI 2.qxp_00  11/03/19  10:11  Pagina 18



            FRANCESCO NICCOLINI
                                     compagni non riescono a fare: lui che non è bello, non è
                                     alto, non è un combattente invincibile e conosce la paura,
                                     lui sa pensare. Con la sua mente all’opera sa accrescere la
                                     confusione degli elementi e ne approfitta per sfuggire alle
                                     trappole e abbattere gli ostacoli che trova sulla sua strada.
                                     Costi quello che costi.


                                     EFFETTO DOMINO
                                     «Tu per me non sei causa, gli dèi soltanto lo sono»: lo dice
                                     re Priamo a Elena. Nemmeno dopo nove anni di guerra il
                                     vecchio re di Troia riesce a odiarla.
                                     Ha cinquanta figli, Priamo, il primo è Ettore. Il secondo
                                     Paride. Paride nacque in un giorno nefasto: al padre venne
                                     predetto che un suo erede – nato proprio quel giorno –
                                     avrebbe causato la rovina della città e per questo doveva
                                     morire. Priamo si rassegnò: fece uccidere un nipote nato in
                                     quelle stesse ore, poi quando dovette dare l’ordine di
                                     uccidere anche il figlio, affidò Paride a un pastore: che lo
                                     uccidesse lui. Nemmeno quel pastore ebbe il coraggio di
                                     farlo: come nelle migliori fiabe, mostrò a Priamo il cuore di
                                     un animale del bosco e crebbe l’innocente ragazzetto,
                                     ignorando che quella umanissima debolezza avrebbe
                                     causato la morte di migliaia di uomini donne e bambini.
                                     Fu giusto salvare quel bambino o una colpa atroce? Per gli
                                     eroi omerici esiste la colpa, immensa, palpabile,
                                     incombente, in un infinito effetto domino di causa effetto.
                                     Impossibile accertare da dove arrivi la vera responsabilità:
                                     il colpevole non è che un ingranaggio nella complessa
                                     macchina delle conseguenze, ne è schiacciato, mentre la
                                     colpa rotola avanti. Faccio un esempio: il destino di Troia è
                                     segnato dalla sua fondazione. Fra gli dèi minori esiste Ate.
                                     È la mancanza di senso della misura, “colei che rende
                                     ciechi”: spesso induce al peccato di superbia. Ha lunghe
                                     trecce lucenti e il passo leggero. Si poggia sulle teste degli
                                     uomini o degli dèi, indifferentemente, e fa danni. Un giorno
                                     Ate provoca l’ira funesta di Zeus, lui furioso la prende per le
                                     trecce e la scaglia sulla Terra. Ate si conficca sulla cima di
                                     una collina della Frigia, in Turchia: proprio lì dove venne
                                     fondata Troia, e di sicuro – per la città – non fu di buon
                                     auspicio. Le scelte sbagliate di Priamo, di Paride, di Elena,
                                     non sono altro che conseguenze e strumenti della colpa
                                     primordiale di Ate e della fondazione nefasta della città.
                                     Ate ha una collega: Ananke, è la necessità che tutto
                                     sovrasta. È la forza che regola tutte le cose, dal moto degli
                                     astri ai fatti di ogni singolo uomo. Non ha un volto e non dà
                                     ascolto a nessuno, preferisce lavorare nell’ombra. È una
                                     rete invisibile dalla quale è impossibile liberarsi, dèi
                                     compresi. Ma gli dèi quella rete possono gettarla sugli
                                     uomini, anzi: nulla li diverte di più. Perché il loro
                                     divertimento, il loro piacere è fondamentale: se l’unico


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