Page 14 - IL TEATRO COMICO - PICCOLO TEATRO MILANO
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CONVERSAZIONE FRA ROBERTO LATINI E GERARDO GUCCINI
“all’improvvisa” garantiva agli attori… All’inizio della
seconda parte dello spettacolo riprendo la metafora del
mare: la tempesta, in questo caso, non è più sul palchetto
in bilico, che è scomparso, bensì nello spazio intorno, nel
volume intero del palcoscenico. L’attrice sospesa,
evidente citazione di un’altra ben più celebre Tempesta
strehleriana, ci racconta che Goldoni scatenò in scena un
uragano, che investì la Venezia dei teatri.
Torniamo alla “maschera aggiunta”. Secondo me,
anche nel testo, Lelio è un ulteriore alter ego
dell’autore. Una specie di Goldoni capovolto:
secentista e fedele alle norme convenzionali,
quanto l’autore vero persegue uno stile naturale ed
è maestro nell’arte inventiva dell’imitazione. Tutti e
due, poi, trovano rifugio nel teatro, finiscono per
caderci dentro. Lo spettacolo approfondisce questo
gioco di rispecchiamenti e capovolgimenti. Lelio,
disgiungendosi gradualmente da Pulcinella (la
“maschera aggiunta”), finisce infatti per diventare
l’attore “veicolo di realtà” atteso da Goldoni.
Devi tenere presente che il cast del Teatro comico non è
stato formato a tavolino, ma combinando e richiamando
persone incontrate, conosciute e, per me, estremamente
importanti. Così, viste le corrispondenze fra le storie
artistiche degli attori e i loro personaggi, fatto il cast si era
già al 51% del lavoro. Elena Bucci, ad esempio, fa sia la
prima sia la seconda donna, come a dire “ci sono io e
basta”. E Manchisi ha portato con sé il suo Pulcinella, che
ho visto in spettacoli indimenticabili e che, qui, è la
maschera viva. Non viene da Goldoni, non è un recupero
della Commedia dell’Arte. È Manchisi.
E Manchisi entra con la maschera e il costume di
Pulcinella, poi appare sempre più nudo, più
naturale. Forse, fra i vari personaggi, è il più
smascherato di tutti.
Lelio deve venire accettato dalla compagnia. Il Teatro
comico è anche la storia della sua iniziazione. E quand’è
che gli altri attori lo accettano? Nelle pause, nei momenti
di nudità. Inizialmente, pensavo che mostrarlo sul
palchetto, assieme a tutti gli altri, bastasse a sottolineare il
passaggio, poi ho pensato che questo momento dovesse
avvenire quando è giù dal palchetto, al livello della scena,
un po’ più in basso degli altri attori. Come hai visto, Lelio
sale su un basamento speculare a quello che regge
l’Arlecchino/Soleri. Nel momento in cui viene accettato –
e viene accettato allorché dice le battute del testo in
modo del tutto naturale, senza più sovrapporre Pulcinella
– lui diventa l’alter ego del grande Arlecchino. Meglio, il
suo dopo.
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