Page 12 - IL TEATRO COMICO - PICCOLO TEATRO MILANO
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CONVERSAZIONE FRA ROBERTO LATINI E GERARDO GUCCINI
È stato Goldoni a buttarcelo, facendolo cascare dal
palchetto dove si esibivano le maschere…
Ed è straordinario, rispetto alla carriera e alla storia
teatrale di Strehler, che egli, nel dopoguerra, in una fase
iniziale del suo percorso, abbia avuto l’intuizione di
riconciliare Arlecchino e Goldoni attraverso una
manomissione fenomenale e fondamentale insieme:
modifica il titolo originale Il servitore di due padroni, in
cui il protagonista ha nome Truffaldino, in Arlecchino
servitore di due padroni, restituendo alla maschera la
centralità perduta. Se Goldoni si lanciava
consapevolmente verso l’ignoto, in tempesta, recitando
“alla moderna”, due secoli dopo, Strehler, per procedere,
torna a recuperare un topos e ripesca Arlecchino – e con
lui una parte di storia del teatro italiano – da quel canale di
Venezia in cui era cascato. Sapevo che intorno alla figura
di Arlecchino si sarebbe giocata una partita importante
anche nel nostro spettacolo. Ecco perché il ruolo non
appartiene a un solo attore, ma a tutti; è come se tutti
fossimo Arlecchino, perché tutti ci prendiamo in carico
quell’andare in tempesta che Goldoni aveva scelto come
proprio destino artistico.
E proprio il movimento ondulatorio della tempesta
viene oggettivato dal palcoscenico mobile, su cui gli
attori si spostano facendolo abbassare o innalzare
da una parte e dall’altra. A un certo punto si ha
l’impressione che questo marchingegno rappresenti
le forze della Storia – per cui si passa dal “vecchio”
al “nuovo” – e che gli attori, in preda al flusso,
procedano uniti come su una contemporanea “nave
dei folli”.
Sì, nel primo atto dello spettacolo, la compagnia di comici
guidata da Orazio si trova per qualche minuto in balìa dei
flutti e dei venti, sulle note di una composizione musicale
(“Van den Budenmayer, Concerto in mi minore” di
Zbigniew Preisner, cfr pp 26-27, n.d.r.) in cui sono cantati
alcuni versi del secondo canto del Paradiso di Dante
«O voi che siete in piccioletta barca…».
L’ho scelto perché mi sembra il modo in cui Goldoni, se si
fosse espresso in forma poetica, avrebbe potuto spiegare
ai suoi attori il “traghettamento” dalla Commedia dell’Arte
al nuovo teatro moderno. Sulla scena, una pedana in
bilico riproduce la sensazione di precarietà, di
ondeggiamento della barca, la necessità di mantenere
una linea di galleggiamento utile a tutti.
In qualche modo è anche un riferimento alla “barca dei
comici”, alla fuga del giovane Goldoni per mare, in cerca
di sé e della propria vocazione teatrale.
Ma la pedana è anche il palchetto dei comici dell’arte che
Figurini di Gianluca Sbicca
per i costumi de Il teatro comico. si è fatto incerto, privo delle sicurezze che la recitazione
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