Page 8 - IL TEATRO COMICO - PICCOLO TEATRO MILANO
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CONVERSAZIONE FRA ROBERTO LATINI E GERARDO GUCCINI
Questo spettacolo è ricchissimo di citazioni e
riferimenti. Sulla destra del palcoscenico c’è
addirittura un monumentale Arlecchino raffigurato
in una posa che ricorda Ferruccio Soleri. Elemento
fondamentale della composita scenografia di
Marco Rossi, questa grande struttura, durante le
pause della commedia in commedia, si flette, al
modo d’una sbarra di passaggio a livello, in
posizione orizzontale. Nel mentre squilla una
campanella, come a dire “intervallo, adesso si sta
senza maschera”. Ma numerose sono anche le
allusioni ad altri spettacoli di Strehler: le silhouette
degli attori, che si muovono sullo sfondo
illuminato, riprendono una soluzione registica di
Così fan tutte; poi ci sono anche i voli di Ariel, una
tempesta in scena e la voce registrata di Giulia
Lazzarini...
Fra i livelli attraverso i quali leggere il nostro incontro con
Carlo Goldoni e Il teatro comico c’è soprattutto la storia
che l’opera di Goldoni ha avuto al Piccolo Teatro. Alla
consapevolezza di ciò che il testo rappresenta nel
percorso del suo autore, possiamo aggiungere anche la
“coscienza consapevole” scaturita dalle prove. E cioè
l’accumulo e la continua selezione di richieste, proposte,
idee. Il normale processo creativo che avviene sulla
scena, non può infatti prescindere dalla natura speciale
del luogo in cui lo spettacolo prende forma e vita. In
questo caso: la sede storica del Piccolo, la sala di via
Rovello. Il nostro spettacolo domanda l’appuntamento
con un pubblico che ha visto e conosce l’Arlecchino
servitore di due padroni di Goldoni-Strehler, ma anche
altri lavori dello stesso regista, o comunque si è formato
attraverso i codici culturali del teatro strehleriano. Allora, lo
spettacolo include presenza e immagini con le quali il
pubblico farebbe comunque i conti.
Però, oltre a Strehler e all’Arlecchino servitore di
due padroni, nel passato di questo spettacolo c’è
anche Il ritorno di Scaramouche di Leo de
Berardinis. Lo spettacolo, che dopo l’Arlecchino
strehleriano, più ha contribuito a rinnovare
l’attenzione di attori e studiosi intorno all’uso della
maschera, alle caratterizzazioni e alle tecniche
dell’improvvisazione comica.
È uno spettacolo fondamentale che ho visto, e in cui
recitavano attori che ora sono anche in questo: Elena
Bucci, Marco Sgrosso e Marco Manchisi. Il rapporto con il
Ritorno di Scaramouche non si è risolto in citazioni, ma
nell’averne coscienza: è impossibile sottrarsi alla sua
dimensione di scavo e ricerca. Per andare avanti bisogna
sapere guardare indietro, non dico andare indietro, ma
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