Page 10 - IL TEATRO COMICO - PICCOLO TEATRO MILANO
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            CONVERSAZIONE FRA ROBERTO LATINI E GERARDO GUCCINI
                                     attraverso un immaginario comune. Le lezioni di Goldoni
                                     sono diventate coscienza collettiva.
                                     Nell’Ubu Roi, eri un drammaturgo in scena un po’
                                     Pinocchio e un po’ Amleto, che spostava il gioco
                                     grottesco di Jarry verso una liminalità tragica. Ora
                                     sei Orazio, con un segno funerario: si sente uno
                                     sparo e sulla camicia del capocomico compare
                                     una grande macchia rossa.
                                     Chi è Orazio? Per me, non è il personaggio goldoniano.
                                     L’Orazio di Goldoni dice, presentandosi a Lelio:
                                     «Sostengo la parte di primo amoroso, e sono il capo
                                     della compagnia» (Atto I, Sc. 11). Ho lasciato solo “capo
                                     della compagnia” e tolto “primo amoroso”. C’è una
                                     piccola incongruenza. Se Orazio fosse il primo amoroso
                                     dovrebbe essere lui a fare Florindo, e non dovrebbe
                                     essere necessario cercare l’amoroso ancora mancante.
                                     Orazio è quello che sta giù dal palco, che non si unisce
                                     alla compagnia, che spiega il nuovo modo di recitare e
                                     che fa discorsi, trovando in Eugenio una specie di Ariel
                                     che lo aiuta a esporre il suo pensiero. Ma se dice lui
                                     stesso le parole di Arlecchino, che in questo Teatro
                                     comico non viene mai, allora Orazio si allontana anche
                                     dalla parte di direttore di compagnia, e diventa un
                                     Arlecchino aumentato...

                                     E, infatti, di Arlecchino ha le movenze e la
                                     maschera...
                                     La battuta, a taglio effettuato, è questa. «Sostengo la
                                     parte di direttore della compagnia». “Sostengo la parte”
                                     non lo sono. Il Teatro comico mostra una compagnia
                                     che fa le prove del Padre rivale del figlio. Oggi ci
                                     possiamo permettere di mostrare una compagnia che fa
                                     le prove delle prove del Padre rivale del figlio. Possiamo
                                     aggiungere un livello, che renda ancora più autentici in
                                     momenti di nudità e svelamento. Il rapporto fra il recitare
                                     con maschera o senza maschera è uno di quei temi che
                                     abbiamo assorbito per realizzare, pur restando dentro il
                                     testo, le nostre variazioni jazzistiche. Orazio quando fa
                                     Arlecchino è senza maschera, gliela tolgo, ma gli metto il
                                     microfono che è un’altra forma di mascheramento.
                                     Questa volta acustico. Allora, maschere, maschere
                                     acustiche, maschere nude. Il livello meta-teatrale che
                                     vorrei aggiungere al Teatro comico contiene il meta-
                                     teatro venuto dopo, che non possiamo dimenticare e far
                                     finta che non sia esistito.
                                     La diversità d’Orazio è confermata – e forse
                                     segnalata – dal costume. Il solo che sia nero.
                                     Il solo che si macchi di una chiazza che fa pensare
                                     al sangue.
                                     E che ogni sera sarà diversa. È proprio la sindone della


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