Page 9 - IL TEATRO COMICO - PICCOLO TEATRO MILANO
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VARIAZIONI DENTRO IL TESTO
sapere perfettamente quali sono stati quei lampi e quelle
immaginazioni, che hanno rimesso in moto un livello di
comunicazione possibile con il teatro dei comici dell’arte.
Elena (Bucci, n.d.r.), Marco (Sgrosso, n.d.r.) e Marco
(Manchisi, n.d.r.) mi venivano a vedere alla scuola di
Perla, e io li seguivo al Valle, al Quirino, all’Argentina, in
tanti altri teatri... Ora, nella compagnia ci sono loro, ci
sono attori che hanno già lavorato insieme a me come
Savino Paparella e Francesco Pennacchia, c’è Marco
Vergani con cui siamo incontrati da tempo, e c’è Stella
Piccioni che viene dalla scuola del Piccolo e si è intonata
a noi come noi a lei. Insomma, un gruppo eccezionale.
Qui, però, c’è un protagonista che, nel lavoro di
Leo, era del tutto assente: Goldoni.
E dentro Goldoni si resta. Non ci sono parole al di fuori
del Teatro comico. Leo faceva nascere il testo da
contaminazioni letterarie, improvvisazioni e
momenti di scrittura, qui stiamo attenti a restare
nel testo, non per rappresentarlo, ma per
mostrare quanto abbiamo raccolto standoci
dentro.
Certo, le parole sono quelle di
Goldoni, però vengono adattate
al tuo lavoro sulla voce e
sull’attore, tanto da
rispecchiare fasi e
momenti della tua esistenza
artistica.
Sì, le parole vengono distillate, alcune
hanno un silenzio intorno: sono delle
parole silenti, rimandano a un senso che
resta silenzioso, altre no, ma questo credo sia
naturale. Per capire il rapporto dell’attore con il
testo bisogna pensare che la domanda viene prima
della risposta, e che le parole dette a teatro sono,
appunto, la risposta. La domanda che ci siamo posti è:
cosa ci dice una lezione di teatro come quella di Goldoni?
Come si intreccia alle nostre vite? Non abbiamo voluto
semplicemente “citarla”, ripetendola ancora una volta, ma
ne abbiamo ricavato apparizioni e pensieri che si
svolgono nella bellezza e nella semplicità
dell’immaginazione. Pirandello, nei Giganti della
montagna, dice che il teatro è “un arsenale di
apparizioni”. È una delle definizioni più belle che si
possano trovare in tutta la letteratura teatrale. Goldoni va
affiancato alla dimensione delle “apparizioni”. Le sue
lezioni debbono potersi aggiungere a scene e immagini
che abbiamo già visto, e insegnarci a vederle in modo
nuovo, non soltanto con occhi di spettatori, ma
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