Page 3 - IL TEATRO COMICO - PICCOLO TEATRO MILANO
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Lo spettacolo di Goldoni/Latini ha la struttura, la tensione di
rinvii, equilibri, situazioni di una jam session jazzistica.
Temi di fondo diventano variazioni, relazioni tra gli attori e
l’“attore pubblico”. Ma della jam session non ha il tratto di
“competizione tra virtuosi”; qui troviamo una compagnia “alla
prova” del testo, meglio “dentro al testo”, e che costruisce
omogeneità tra “identità” tanto diverse.
È la ricerca di un equilibrio, anche fisico, esplicito nella prima
parte, ma anche tra il primo e il secondo “atto teatrale”,
cui il regista, “Arlecchi-no”, non si sottrae.
Lettura che non tradisce lo straordinario – anche per
consapevolezza di vivere una rivoluzione, di stare aprendo
un passaggio destabilizzante – testo di Goldoni.
Attori-pubblico non mettono in scena lo spettacolo, ma
agiscono “dentro Goldoni”, che ha la coerenza, la forza, non
senza una parte volutamente irrisolta verso il futuro, di dire del
cambiamento rivoluzionario del teatro, col teatro, da dentro,
non teorizzandolo “da fuori”.
Il teatro comico è, certo, lo “smascheramento” della
Commedia dell’Arte nella direzione della commedia di
carattere. Ma siamo certi che tale smascheramento e
spaesamento non siano nei confronti di una maschera che
da scudo esterno diviene maschera interna? Che si
trasferisce dall’attore maschera all’atto dell’attore, un teatro
agito nella sua totalità ed incertezza, tra palcoscenico e
platea. Indossando e levando di continuo anche le
“maschere” della memoria degli atti teatrali mostrano il nostro
essere ora – siamo noi – andando in cerca del “vecchio” per
trovare il futuro, ben oltre il personaggio, il superamento della
tradizione. Un passato che non è ricordo con cui
“confrontarsi”, da rimpiangere o sbeffeggiare in nome del
modernismo, ma fatti e situazioni imprescindibili nel lavoro
della Compagnia di e con Latini sotto forma di “citazioni”, di
“richiami” ad atti teatrali preesistenti (come nelle jam session),
per creare situazioni, rinvii, variazioni imprevedibili. Come lo
sono presente e futuro, non solo nel teatro.
Senza presunzione, ma, come in Goldoni, con la
consapevolezza del cambiamento vissuto, agito, condiviso
“dentro” al testo e al corpo dell’attore-spettatore.
Un atto di responsabile ricerca in cui tutti, tolta la maschera,
sono, siamo, arlecchini affamati di vita.
Sergio Escobar
Direttore Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
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