Page 19 - L'OPERA DA TRE SOLDI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2015/2016
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BRECHT AL PICCOLO TEATRO
2007 – La storia della bambola Borsa vista come un ring dove si battono gli industriali.
abbandonata Qui Valentina Cortese ci conduce per mano nei luoghi in
regia di Giorgio Strehler cui è evidente la divisione della società in classi: la pietà
ripresa da Andrea Jonasson
religiosa ma inconcludente dei Cappelli Neri, i macelli
2010 – Elio e il Jazz da tre soldi dove l’uccisione degli animali suggerisce l’uccisione, sia
Elio e Enrico Intra
pure in modo meno cruento, degli uomini nelle fabbriche.
2012 – Santa Giovanna dei macelli Il dopo Strehler segna una svolta nel modo di
regia di Luca Ronconi
rappresentare Brecht anche al Piccolo Teatro.
2016 – L’opera da tre soldi Chi tenta per primo una strada nuova è Robert Carsen,
regia di Damiano Michieletto
che si è fatto una fama con regie operistiche di rottura.
A lui tocca mettere in scena Madre Coraggio e i suoi figli
e lì il suo sguardo iconoclasta trasforma la guerra dei
trent’anni in una delle tante guerre che in quegli anni
insanguinano il mondo, scegliendo per il ruolo principale
una sensitiva Maddalena Crippa. I personaggi vestono
con tute mimetiche, passano per il palcoscenico
macchine da guerra, mentre il gruppo pop dei Marlene
Kunz accompagna e commenta l’azione e il pensiero
degli spettatori va alla guerra in Iraq.
È però Luca Ronconi a lasciare un segno davvero nuovo
con il suo primo e unico Brecht, uno dei testi di una
trilogia pensata anni prima ma mai realizzata, Santa
Giovanna dei macelli , mettendolo in scena con una libertà
assoluta nei confronti della codificazione brechtiana
persuaso che non ci sia un solo modo di rappresentarla.
Taglia dunque coraggiosamente i personaggi ripetitivi,
i corali e la storia di Giovanna Dark diventa più asciutta,
colpendo duro con la sua forza provocatoria, la sua ironia.
Tra botole e scalette, nella scena di Margherita Palli
domina un dolby che si muove in tutte le direzioni, vero
luogo delle apparizioni. Lì appare Mauler (Paolo Pierobon),
capitalista della carne in scatola, lì, sulle note della
Giovanna D’Arco di Verdi cantata da Montserrat Caballé,
muore la Giovanna di Maria Paiato, futura santa dei
diseredati scelta dai padroni, macellatori che si
identificano nel loro prodotto tanto da abitare dentro
colorati bidoni di carne. Lì Mauler si pente per un attimo
per poi ricredersi: bisogna pensare a un trust, arrivano le
macchine e gli operai vanno sfoltiti. Un grande schermo
proietta cartelli che danno il luogo e il tema dell’azione,
mentre lungo tutto il proscenio si muove una cinepresa
che riprende e “raddoppia” i protagonisti: un singolo
operaio si trasforma in folla; Giovanna, che sembra uscita
dal film di Dreyer, guida una massa di tante Giovanne.
È l’ambiguità di Brecht “che non annoia ma fa sorridere e
Dall’alto in basso, Vita di Galileo, commuove”, parola di Lee Strasberg.
1963, regia Giorgio Strehler, foto
Mario Mulas; L’anima buona di
Sezuan, 1981, regia Giorgio
Strehler, foto Luigi Ciminaghi;
Madre Coraggio e i suoi figli , 2006,
regia Robert Carsen, foto
Margherita Busacca; Santa
Giovanna dei macelli , 2012, regia
Luca Ronconi, foto Luigi Laselva.
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2007 – La storia della bambola Borsa vista come un ring dove si battono gli industriali.
abbandonata Qui Valentina Cortese ci conduce per mano nei luoghi in
regia di Giorgio Strehler cui è evidente la divisione della società in classi: la pietà
ripresa da Andrea Jonasson
religiosa ma inconcludente dei Cappelli Neri, i macelli
2010 – Elio e il Jazz da tre soldi dove l’uccisione degli animali suggerisce l’uccisione, sia
Elio e Enrico Intra
pure in modo meno cruento, degli uomini nelle fabbriche.
2012 – Santa Giovanna dei macelli Il dopo Strehler segna una svolta nel modo di
regia di Luca Ronconi
rappresentare Brecht anche al Piccolo Teatro.
2016 – L’opera da tre soldi Chi tenta per primo una strada nuova è Robert Carsen,
regia di Damiano Michieletto
che si è fatto una fama con regie operistiche di rottura.
A lui tocca mettere in scena Madre Coraggio e i suoi figli
e lì il suo sguardo iconoclasta trasforma la guerra dei
trent’anni in una delle tante guerre che in quegli anni
insanguinano il mondo, scegliendo per il ruolo principale
una sensitiva Maddalena Crippa. I personaggi vestono
con tute mimetiche, passano per il palcoscenico
macchine da guerra, mentre il gruppo pop dei Marlene
Kunz accompagna e commenta l’azione e il pensiero
degli spettatori va alla guerra in Iraq.
È però Luca Ronconi a lasciare un segno davvero nuovo
con il suo primo e unico Brecht, uno dei testi di una
trilogia pensata anni prima ma mai realizzata, Santa
Giovanna dei macelli , mettendolo in scena con una libertà
assoluta nei confronti della codificazione brechtiana
persuaso che non ci sia un solo modo di rappresentarla.
Taglia dunque coraggiosamente i personaggi ripetitivi,
i corali e la storia di Giovanna Dark diventa più asciutta,
colpendo duro con la sua forza provocatoria, la sua ironia.
Tra botole e scalette, nella scena di Margherita Palli
domina un dolby che si muove in tutte le direzioni, vero
luogo delle apparizioni. Lì appare Mauler (Paolo Pierobon),
capitalista della carne in scatola, lì, sulle note della
Giovanna D’Arco di Verdi cantata da Montserrat Caballé,
muore la Giovanna di Maria Paiato, futura santa dei
diseredati scelta dai padroni, macellatori che si
identificano nel loro prodotto tanto da abitare dentro
colorati bidoni di carne. Lì Mauler si pente per un attimo
per poi ricredersi: bisogna pensare a un trust, arrivano le
macchine e gli operai vanno sfoltiti. Un grande schermo
proietta cartelli che danno il luogo e il tema dell’azione,
mentre lungo tutto il proscenio si muove una cinepresa
che riprende e “raddoppia” i protagonisti: un singolo
operaio si trasforma in folla; Giovanna, che sembra uscita
dal film di Dreyer, guida una massa di tante Giovanne.
È l’ambiguità di Brecht “che non annoia ma fa sorridere e
Dall’alto in basso, Vita di Galileo, commuove”, parola di Lee Strasberg.
1963, regia Giorgio Strehler, foto
Mario Mulas; L’anima buona di
Sezuan, 1981, regia Giorgio
Strehler, foto Luigi Ciminaghi;
Madre Coraggio e i suoi figli , 2006,
regia Robert Carsen, foto
Margherita Busacca; Santa
Giovanna dei macelli , 2012, regia
Luca Ronconi, foto Luigi Laselva.
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