Page 11 - L'OPERA DA TRE SOLDI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2015/2016
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BERTOLT BRECHT (1898-1956). UN BREVE PROFILO
crescente fra i blocchi, un giorno si sarebbe giunti a una
riunificazione e, sottolineava, era sicuro sarebbe accaduta
pacificamente. Concretamente – e coerentemente alla
loro posizione politico-culturale – dal 1949 Brecht e
Weigel optano per la Rdt e Berlino Est – una scelta che
coincide nelle motivazioni e nella cronologia con la
possibilità di fondare una propria compagnia, il Berliner
Ensemble. Nel 1954 essa riceverà anche la sede, tuttora
utilizzata, di quel Theater am Schiffbauerdamm dove
decenni prima aveva debuttato l’ Opera da tre soldi .
Weigel, che è direttrice artistica del Berliner Ensemble dal
1949 e lo rimarrà fino alla morte nel 1971, e Brecht,
che ne è l’anima, costruiscono un programma fatto
principalmente di pezzi brechtiani – particolarmente
riuscite oltre alla citata Madre Coraggio sono le
rappresentazioni del Puntila e del dramma sulla guerra
civile spagnola I fucili di madre Carrar (risalente al 1937) –
e di rielaborazioni attualizzanti di ‘classici’ di varia
provenienza (Il precettore da J.M.R. Lenz, portato in
scena nel 1950, è fra i titoli più noti). Fin dal Galileo
americano Brecht ha preso a documentare con l’aiuto dei
collaboratori i suoi spettacoli; da tale materiale fotografico
nascono i ‘libri modello’ che segnano profondamente la
ricezione del suo teatro.
Questa ultima fase della carriera di Brecht è dunque
dominata dall’attività di regista e rielaboratore, mentre la
produzione di drammi originali ristagna: sintomo anche di
un crescente disagio del poeta e drammaturgo nello
‘stato dei contadini e dei lavoratori’. La sua estetica
teatrale, che trionfa nelle tournées all’estero, a Parigi fa
gridare alla révolution brechtienne e in Italia trova in
Strehler il congeniale erede, è oggetto di sistematico
attacco da parte della stampa allineata alla politica
culturale ufficiale della Rdt, che propaga il vangelo del
realismo socialista. Dietro alle accuse di formalismo c’è
anche il crescente sospetto politico per un intellettuale
marxista non ortodosso e tantomeno prono a verità
preconfezionate. L’ipocrisia di stato è tale che nella
propaganda si usano Brecht e il suo teatro come
‘prodotto d’esportazione’ del ‘socialismo reale’ e delle sue
conquiste, premiandolo anche con riconoscimenti e
vantaggi, dall’altro si mina alla base la sua libertà creativa
bloccandone i progetti e ostacolando a vari livelli le attività
del gruppo – anche la vera e propria censura non tarda ad
arrivare. Secondo le immagini di una sua celebre,
profetica poesia, dopo le “fatiche delle montagne” legate
al duro pane dell’esilio Brecht si trova ora ad affrontare le
insidiose “fatiche delle pianure” ( Constatazione, 1949).
Gli saranno certo tornati in mente, questi versi, di fronte
agli eventi del 17 giugno 1953 e all’esito del suo
intervento nel dibattito pubblico che essi scatenano.
La protesta degli operai contro nuove quote di produzione
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