Page 10 - L'OPERA DA TRE SOLDI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2015/2016
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MARCO CASTELLARI
scarpe, / attraverso le guerre di classe, disperati / quando
solo ingiustizia c’era, e nessuna rivolta” ( A coloro che
verranno, 1939). Anche nei momenti più duri la vena
creativa non si asciuga: pressoché impossibilitato a
svolgere a tutto tondo la sua attività di uomo di teatro,
Brecht scrive in esilio i suoi capolavori drammatici, per ora
per il cassetto. Se Terrore e miseria del terzo Reich (1938)
e La resistibile ascesa di Arturo Ui (1941) tematizzano in
parodia o nella cruda realtà la dittatura nazionalsocialista,
con Madre Coraggio e i suoi figli (1939), Vita di Galileo
(1939 e ss.), L’anima buona di Sezuan (1939), Il signor
Puntila e il suo servo Matti (1940) e Il cerchio di gesso del
Caucaso (1944) nascono copioni parabolici, in cui la
distanza storica, spaziale o ironica funge da specchio
straniante per guardare con consapevolezza ai temi
brucianti dell’oggi: la guerra, la responsabilità dello
scienziato e dell’intellettuale, l’ingiustizia sociale e morale,
l’utopia della bontà in un mondo di squali. Altrettanto
produttivo è Brecht negli anni della dittatura e della guerra
in ambito lirico, con grandi raccolte dalle Poesie di
Svendborg (1939) ai ‘fototesti’ dell’ Abicì della guerra
(1940-45), e nella scrittura di saggi e prose, in parte edite
nel dopoguerra ( Storie del Signor Keuner , Storie da
calendario). Le ‘vecchie’ passioni degli anni di Weimar, dal
cinema ai gialli alla dialettica, dalla radio allo sport alle
donne, lo accompagnano naturalmente anche in esilio; il
tentativo di scrivere sceneggiature per Hollywood non
porta frutti, l’isolamento anche nei confronti di altri
intellettuali tedeschi suoi ‘vicini di casa’ in California è
palese – si pensi per contrasto a Thomas Mann e ai suoi
interventi radiofonici diretti ai connazionali. Negli anni
Quaranta spicca la collaborazione con Charles Laughton,
interprete del Galileo americano (1947), che riavvicina
Brecht alla pratica teatrale e segna, in seguito a Hiroshima
e Nagasaki, un ripensamento generale dell’ottimismo
progressista in ambito tecnico-scientifico, con importanti
ricadute ideologiche ed estetiche.
Di nuovo, nell’autunno del 1947, Brecht annota: “le valigie
son pronte”. Il viaggio verso l’Europa avviene attraverso
Parigi e lo porta dapprima in Svizzera. Da qui Brecht e il
suo team organizzano il ‘vero’ ritorno: la rielaborazione e
messa in scena dell’ Antigone di Sofocle a partire dalla
versione di Hölderlin (Coira, 1948) è “preview” artistico per
Berlino, dove l’anno successivo la Madre Coraggio, con
Weigel nel ruolo del protagonista, segna un punto di svolta
epocale, non solo per il teatro tedesco. Dalla Svizzera ci si
prepara anche su un piano personale e politico, di fronte
alla Germania divisa in zone di occupazione alleata.
Brecht, tuttora apolide, ottiene la cittadinanza austriaca,
che gli permette di non scegliere in questo senso fra le
nascenti Rft e Rdt e dunque di non precludersi nulla.
È noto come egli credesse che, nonostante la tensione
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