Page 9 - L'OPERA DA TRE SOLDI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2015/2016
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BERTOLT BRECHT (1898-1956). UN BREVE PROFILO
porli così di nuovo al centro dell’interesse e dell’efficacia
pubblica. Letteratura, teatro e musica non subiscono così
la concorrenza del cinema, della fotografia, della radio ma
ne sfruttano piuttosto i dispositivi, contribuendo al
contempo a creare, così Brecht, apparati comunicativi
anziché mezzi di distribuzione che pongono il fruitore in
posizione passiva. Il sistema brechtiano delle arti e dei
media è assieme democratico e decentrato. Nel reciproco
straniarsi dei linguaggi (“separazione degli elementi”) si
fonda quell’atteggiamento critico del pubblico che solo
può smascherare l’apparenza di realtà e mostrarne il
carattere costruito, modificabile. Dietro al ‘siparietto’
brechtiano sono resi visibili allo spettatore i meccanismi
del teatro – e, con ulteriore astrazione, del mondo.
Se la portata critica e politica di tutto ciò appare evidente,
saranno gli ultimi anni della Repubblica di Weimar a
rendere particolarmente urgente in Brecht un
approfondimento teorico di marca marxista e un
incremento didattico, morale e militante della sua scrittura.
Noto è il carattere di svolta che ebbero sullo scrittore i
morti del 1° maggio 1929, quando vide dalla finestra il
sangue sparso dalla polizia intervenendo in una
manifestazione operaia. I Lehrstücke, drammi didattici di
quel giro di anni, segnano anche una radicalizzazione
delle tecniche epiche di ‘straniamento’, applicate prima
sugli attori che sul pubblico e suggerite, fra l’altro, dalla
percezione che la produzione drammatica precedente
faticava, quasi per eccesso di agilità e brillantezza, a
smuovere gli animi. Di nuovo il teatro nasce in diretta
collaborazione con compositori quali Hanns Eisler. Fra il
1929 e il 1932 escono dalla collettiva fucina brechtiana,
fra l’altro, La madre (da Gorki), La linea di condotta ,
L’eccezione e la regola , Santa Giovanna dei macelli .
Alcuni di questi drammi non giungono a rappresentazione
a causa della protesta, organizzata e violenta, dei
nazionalsocialisti. Quando il 30 gennaio 1933 Hitler è
nominato cancelliere, Brecht e la seconda moglie Helene
Weigel, attrice viennese grande interprete dei suoi
drammi, pensano all’esilio. Dopo l’incendio del Reichstag
del 27 febbraio rompono gli indugi: lei di origine ebraica,
lui identificato come massimo nemico del nuovo regime e
presto ‘bruciato’ assieme a numerosi altri nel rogo dei libri,
abbandonano come tanti altri il paese e danno così inizio
a una lunga peregrinazione. Nei tre lustri a venire vivono
da profughi in Danimarca, Svezia, Finlandia, Stati Uniti e
Svizzera, senza considerare brevi tappe e spostamenti; si
susseguono rocamboleschi viaggi e partenze improvvise,
in fuga dalle truppe hitleriane prima, quindi attraversando il
più velocemente possibile l’Unione Sovietica in cui tanti
amici hanno subito le ‘purghe’ e infine braccati dallo zelo
anticomunista in America. Lunghi anni in cui, scrive il
poeta, “andammo noi, più spesso cambiando paese che
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