Page 10 - IN CERCA D'AUTORE - STUDIO SUI SEI PERSONAGGI DI LUIGI PIRANDELLO - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
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ROBERTO ALONGE
                               Figliastra. Il Padre che si abbassa a cercare il proprio piacere
                               in un bordello; e la Figliastra che si abbassa a vendersi per
                               sopravvivere. In una sequenza capitale vediamo la Figliastra
                               seduta per terra, chiusa e raggomitolata, con le ginocchia
                               davanti al viso, occhi bassi, capo coperto da un cappellino
                               nero, a lutto come il vestito. Solo l’evidenza delle ginocchia
                               in bella vista vale a suscitare il palpito di una nota seduttiva.
                               Lucrezia Guidone è una ragazza avvenente, che ha tutto il
                               physique du rôle per offrirci una Figliastra attraente,
                               fascinosamente maliarda, ma Ronconi si guarda bene dal
                               puntare su questo pedale stilistico. In questo primo fermo-
                               immagine ciò che si impone è un blocco nero di solitudine e
                               di sofferenza. E il Padre si adegua, si abbassa, striscia a
                               terra per porgere il suo tortuoso «Buon giorno, signorina. [...]
                               Ma... dico, non sarà la prima volta, è vero? che lei viene
                               qua. [...] C’è venuta qualche altra volta? [...] Più d’una?».
                               La forma delle parole è decente, decorosa, ma l’impulso
                               profondo è laido. La Figliastra e il Padre si muovono sotto lo
                               stimolo di sollecitazioni grevi, bestiali, sembrano animali che
                               si annusano prima di accoppiarsi. La Figliastra si trascina
                               per terra avanzando carponi, e il Padre la segue, dietro le
                               di lei spalle, come volesse possederla more ferarum.
                               Oppure possiamo osservare il Padre disteso per terra,
                               accanto alla Figliastra in piedi, anzi, propriamente con la
                               faccia accanto ai piedi di lei, gli occhi fissi sulle gambe della
                               ragazza, come a soddisfare la sua natura segreta di voyeur,
                               a scrutarla sotto la gonna, dal basso in alto.
                               Un po’ più avanti un’altra immagine, non meno lancinante.
                               Il Padre giace ancora accovacciato in terra, ma è solo un
                               mucchio di carne raccolta, confusa, informe. E la Figliastra
                               va a gettarsi su di lui, con la sua testa sopra la testa di lui,
                               mucchio di carne sopra mucchio di carne, senza ombra di
                               un gesto di desiderio o di seduzione. Il sesso come pulsione
                               bruta, cieca, sordida, che non attrae ma che ripugna.
                               E infine l’epifania del contatto incestuoso. Pirandello, e con
                               lui quasi tutta la tradizione scenica, se la giocano in termini
                               molto urbani. Padre e Figliastra sono in piedi, uno di fronte
                               all’altro, le braccia della donna intorno al collo dell’uomo,
                               e la testa appoggiata sul petto del Padre, finché la Figliastra
                               invita la Madre a gridare. Ben diversamente per Ronconi.
                               La Figliastra è sdraiata per terra, supina, con le gambe
                               aperte, e il Padre sopra di lei. La battuta pirandelliana della
                               Figliastra ci sta tutta («stando così, [...] le braccia così al suo
                               collo, mi vedevo pulsare qui, nel braccio qui, una vena») ma
                               con i due distesi in orizzontale anziché eretti in verticale.
                               Non un incesto sfiorato (bloccato, come da copione, dal
                               grido della Madre («Bruto, bruto, è mia figlia! Non vedi che è
                               mia figlia?»), bensì un incesto consumato. Il Padre, piuttosto,
                               a quel grido materno, strisciando all’indietro, sempre prono,
                               si allontana dalla Figliastra, per così dire esce dal corpo di
                               lei, in un silenzio denso e attonito del pubblico sconvolto.
                               Pirandello ha costruito un testo-labirinto, a cerchi
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