Page 32 - ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
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GIORGIO STREHLER
       «Goldoni, senza farlo vedere,  fu un uomo estremamente tormentato, che condusse
       appartenne ad un genere di  una continua e terribile lotta con se stesso. Credo avesse
       uomini che compiono la loro
       storia con un estremo ordine  la civetteria di sembrare un uomo allegro, contento, molto
       interiore e che non volle restare  saggio, ed abbia continuato ad alimentare la leggenda di
       prigioniero di ciò che era più  essere nato senza piangere: «dice mia madre che io non
       comodo e più facile. Mai.   piansi quando nacqui…» e incomincia così a raccontare
       In questo, solo in questo,
       mi sento a lui più vicino che a  fantasie. «Per me, in fondo, qualunque cosa mi capiti
       qualsiasi altro. E nel suo amore  sono sempre calmo, imperturbabile e poi vado a dormire
       per il Teatro. Amore per questa  ogni sera tranquillo» – pausa – punto. Più avanti: «Fui
       piccola macchina di carta, così  assalito dai miei soliti vapori neri. Erano questi angosce e
       complessa, così fragile, in cui noi
       ci muoviamo, cercando di non  una sorta di impossibilità a muovermi: non potevo né
       guastarla, di non distruggerla,   mangiare, né scrivere, né leggere, restavo così sul
       ma di farla volare in alto, il più in  letto...». E ancora: «Io ebbi sempre un animo gaio…».
       alto possibile, sulla punta delle  Non era vero. Era un uomo che aveva i suoi drammi
       nostre dita, con il battito dei nostri  come tutti gli altri. Ebbe la mania, inoltre, di far credere di
       cuori».
       Giorgio Strehler, 6 febbraio 1993  essere un uomo molto fedele alla moglie e poco incline
       (Bicentenario della morte di Carlo  ad apprezzare le donne. Invece fu un grande amatore ed
       Goldoni)                ebbe molte avventure. Comunque, Nicoletta, moglie
                               fedele, che dovette subire molti torti, fu una compagna
                               che seppe capirlo. E, infatti, in una lettera Goldoni
                               scrisse: «Ella, con la sua bontà, con la sua semplicità,
                               con la sua intelligenza, seppe sempre capire e tacere».
                               Sono frasi agghiaccianti, queste. Ma credo che proprio
                               questa coppia fosse estremamente moderna. Mi sembra
                               importante anche ricordare che Goldoni non ha mai
                               scritto il nome dei suoi nemici. Nei Mémoires dice: «E per
                               quanto si attiene ai miei nemici, di essi non farò il nome».
                               Non aggiunge però: «Perché son talmente indegni che io
                               non voglio neanche immortalarli nei miei Mémoires con il
                               loro nome!». Noi sappiamo che i suoi nemici avevano un
                               volto, un nome e un cognome. Il suo sistema nervoso era
                               molto teatrale, aveva molte debolezze. Era un po’ goloso,
                               come lui stesso ammette e, forse, un grande giocatore.
                               Nel ‘700 la gente giocava molto e, nel caso specifico, si
                               diceva che Goldoni fosse uno scialacquatore e si fosse
                               rovinato al gioco. Ma se pensate che ha scritto duecento
                               commedie mettendole in scena, non poteva avere il
                               tempo di essere anche un grandissimo giocatore e di
                               passare le notti al Casinò o al ridotto. Comunque, la
                               chiave veramente importante per capire Goldoni è
                               contenuta in una semplice frase, nel VI tomo delle
                               edizioni Pasquali, cioè nel cuore delle sue memorie
                               italiane, opera rimasta incompiuta: «Le due guide alla vita,
                               io le ho studiate sui miei due libri: Mondo e Teatro».
                               Credo che non ci sia una dichiarazione più chiara di un
                               programma. Il mondo. Cos’è il mondo? La vita concreta.
                               I rapporti fra le creature umane. L’esistenza di una coralità
                               di azioni e di reazioni nel movimento incessante delle
                               creature che lo popolano. La cosa più straordinaria è la

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