Page 17 - MANGIAFOCO
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L’ATTORE E IL SUO FUOCO

                               si mette in relazione con gli altri. Nella vita, come sul
                               palcoscenico, l’interpretazione si gioca sul magnifico
                               disequilibrio tra il regista-burattinaio e l’attore-burattinaio (di
                               se stesso), è la sfida a stare in bilico per continuare a sentirci
                               vivi, non fosse che per la paura di cadere e di andarci a
                               schiantare. Tanti anni fa, quasi per caso, mi sono trovato a
                               salire su una meravigliosa “carovana” che mi trasporta
                               ancora oggi. Non era assolutamente nei piani, per quelle
                               che sono le mie origini, né avevo qualcuno accanto che
                               potesse capirmi e stare al mio fianco nel percorso. Mi sono
                               dovuto reinventare totalmente, per alimentare il fuoco che
                               avevo incontrato nella vita. La curiosità mi ha portato ad
                               andare a vedere cosa fosse questo grande mistero che è il
                               teatro: così, una porta si è chiusa e un altro mondo ha
                               spalancato i suoi cancelli per me, fino al punto in cui mi
                               trovo ora. Ma ancora non sono arrivato a destinazione e
                               non mi ci sentirò mai, perché una volta conclusa
                               un’esperienza si riparte sempre da zero. La fortuna è che si
                               tratta sempre di un gioco. Ed è impagabile – anche se nella
                               vita reale lo si paga a caro prezzo… – poter continuare a
                               giocare questa meravigliosa partita.

                               Fuoco e ghiaccio in una continua metamorfosi
                               di Stella Piccioni
                               Mangia – fuoco o fuoco che mangia? Ci siamo interrogati a
                               lungo su questo tema nel corso delle prove. Fuoco vuol dire
                               passione, vita, furore. Passione che mettiamo nel teatro così
                               come nella vita. Un furore che rende brucianti e
                               appassionati, bramosi di sapere, di scoprire, di conoscere.
                               Per noi attori è di fondamentale importanza riflettere e
                               interrogarsi su quanta passione e quanta vita sia opportuno
                               infondere in uno spettacolo. Così come ci si domanda
                               quanto debba essere compito nostro saper manovrare i fili
                               del nostro essere, del nostro vibrare tutto e quanto sia
                               necessario, anche, lasciarsi manovrare, o meglio, lasciarsi
                               guidare da altre mani e da altri occhi. Con fiducia.
                               Probabilmente, si tratta di trovare un equilibrio nel
                               bilanciamento delle due cose. Eppure quel fuoco è
                               qualcosa che divora sempre; mi sorprendo di quanto
                               continui a vivere, a bruciare, anche al di fuori del luogo
                               teatrale. È con me, quella passione, mi accompagna, nella
                               mia quotidianità di persona e di attrice. Mangiati e inghiottiti
                               dalle fiamme, siamo esseri capaci di bruciante bellezza.
                               Dall’altra parte il ghiaccio. Un ghiaccio che brucia a portarlo
                               a mani nude, che scivola e gocciola. Eppure, portandolo in
                               braccio e posandolo a terra, attribuendogli un volto, quando
                               gli applichiamo il naso “alla Pinocchio” che ciascuno di noi
                               ha con sé, quel blocco di ghiaccio assume i tratti di noi
                               bambini, di noi cristallizzati. È come un piccolo figlio che

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