Page 19 - MANGIAFOCO
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L’ATTORE E IL SUO FUOCO
la preziosa esperienza maturata in molti anni di autonomia
creativa. Tutto è partito dalla sua sollecitazione a “giocare”
con la nostra biografia teatrale: quando abbiamo iniziato a
provare, mi chiedevo perché mai dovessi presentarmi agli
spettatori parlando di me e provavo una punta di imbarazzo
per due motivi: in primo luogo, perché esiste un privato di
uomo e attore che non sempre ho voglia di mostrare; e poi
mi domandavo che cosa potesse esserci di interessante nel
come mi sono formato, che cosa ho fatto, quale percorso
ho avuto. Successivamente, ascoltando le toccanti
“presentazioni” dei miei compagni d’avventura, mi si è
chiarita la finalità di questo gioco e la sua magia di rimandi,
citazioni e ricordi, che portano ciascuno di noi a ripensarsi, a
riflettere su di sé, a trovare un senso più profondo e
consapevole di quello che si sta facendo e della scelta di
essere creature del teatro. Nulla è mai casuale, tutto
risponde a una logica interna, anche se nascosta. Penso ad
esempio alle bellissime parole di Čechov che recito qui, alla
loro atmosfera crepuscolare e dolce-amara, al loro sapore
da cartolina color seppia un po’ melò, che mi richiama alla
memoria artisti di generazioni precedenti che ho
ardentemente ammirato e che riverbera sui costumi
dell’ultima scena, fatti di carta, fragili ed effimeri come il
teatro stesso, come l’arco della vita umana. Allora, più che
mai, il Teatrino delle Meraviglie di Mangiafoco diventa un
tuffo nel passato per fare luce sul futuro, nel mio bambino
che ritorna, nel percorso di una vita spesa in teatro e per il
teatro. E penso che è straordinario vivere questa esperienza
in una compagnia affiatata come la nostra, dove si è
stabilita la stessa fratellanza che lega Pinocchio ad
Arlecchino e in cui siamo tutti burattini di quel teatrino e ci
sosteniamo l’un l’altro, tutti in bilico verso la morte ma così
pieni di vita. E poi c’è il ghiaccio, che è gelo e mi fa pensare
alla fine, perché per la mia natura passionale ha in sé un
fascino pericoloso. E al tempo stesso è nitore ed eleganza,
è la perfezione che si sublima nell’immobilità, il divenire del
tempo che esiste per dissolversi, nato dall’acqua ridiventa
acqua e scompare, ma può riformarsi ancora e tornare a
quel nitore. È punto di arrivo e insieme scintilla per una
nuova partenza…
Lavorare con l’invisibile
di Marco Vergani
Mentre provavamo lo spettacolo, la domanda che mi sono
posto a più riprese è stata: «cosa significa lavorare con
l’invisibile? Chi è che ha più talento nel fare questo gioco?».
La risposta è semplice: i bambini. I migliori Mangiafoco
sarebbero proprio loro, i bambini, che non hanno bisogno di
una struttura drammaturgica precisa o di qualcuno che li
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