Page 14 - IFIGENIA LIBERATA - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
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NOTE DI DRAMMATURGIA
                               di Angela Dematté

                               Quando Carmelo Rifici mi chiamò per propormi di lavorare
                               sul legame tra la violenza e il sacro non pensavo affatto a
                               quello che sarebbe accaduto. Sospettavo di dover
                               studiare una quantità straordinaria di testi, che da Eraclito
                               passavano dai tragici per arrivare alla Bibbia. Pensavo di
                               dover finalmente interrogarmi e documentarmi sull’Islam
                               oggi, cosa necessaria e che già era nei miei piani.
                               Avevamo già lavorato insieme qualche anno fa sul
                               personaggio di Clitemnestra.
                               Avevamo cominciato già lì ad avere delle intuizioni: ci
                               sembrava che gli atti terroristici di matrice islamica, che si
                               stavano intensificando nel mondo, avessero un forte
                               legame con qualcosa di molto antico, qualcosa di
                               precedente all’intervento divino di Atena, l’atto in cui
                               finalmente consegna la giustizia agli uomini.
                               Dunque per continuare questa riflessione, che allora era
                               densa ma ancora molto primitiva, Carmelo mi chiese di
                               affrontare questo nuovo lavoro.
                               Il primo autore di cui mi parlò fu René Girard. Chi ha letto
                               questo autore sa quanto sia sorprendente e quanto la sua
                               idea sulla nascita del genere umano appaia
                               improvvisamente come l’interpretazione possibile del
                               mondo. Entrando nell’universo girardiano se ne rimane
                               folgorati: tutta la visione dei rapporti tra gli esseri umani,
                               della sfera religiosa e della storia dell’Occidente ne viene
                               stravolta. I miti vengono rivoltati.
                               Qualche mese dopo ne parlammo con Marco Martinelli,
                               quando venne a Lugano per una personale sulla sua
                               compagnia, Teatro delle Albe. Ci parlò del Professor
                               Giuseppe Fornari, che di Girard condivideva l’intensità di
                               ricerca ma con esiti diversi rispetto alla lettura dei Tragici.
                               Soprattutto di Euripide. Fornari era convinto che
                               nell’ultima tragedia di Euripide si nascondesse
                               un’intuizione profonda. Scegliemmo quel testo. Fu la
                               scelta giusta.
                               Ma come far confluire tutto questo studio, questo
                               interminabile schiudersi simbolico dentro uno spettacolo
                               teatrale? Come orientarsi in questo affondo lungo e
                               faticoso nella storia del pensiero che da Eraclito arriva fin
                               qui? Non posso negare che questo affondo sia stato
                               spesso disorientante e pauroso. Girard, Fornari,
                               Nietzsche, Eraclito, Euripide, Platone, Isaia: un labirinto
                               dell’anima sempre più intricato. Tante volte ho rischiato di
                               perdermi nel labirinto prima di scoprire all’interno curve
                               inaspettate e interessanti. Regista e drammaturga
                               insieme, come Teseo con Arianna, srotoliamo il filo e cioè i

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