Page 17 - IFIGENIA LIBERATA - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
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tra il senso scenico e i suoni che lo abitano. Mettere però in
scena proprio quel momento della prova in cui (anche) la
musica cerca la propria determinazione è, per il musicista,
un atto dai tratti autolesionistici. Perché in una prova
teatrale non c’è nulla di più disturbante di una musica
sbagliata o inserita a sproposito. Situazioni purtroppo reali
in cui il musicista, oltre a sentirsi irrimediabilmente inadatto,
è oggetto dell’esplicita disapprovazione di colleghi, attori e
tecnici. Fatta astrazione da questo dato concreto, perché
Ifigenia, liberata non è fortunatamente solo uno sguardo sul
lavoro preparatorio al risultato in scena, nell’essenza
di una pièce che tematizza anche l’impossibilità di dire
l’indicibile, la musica non può che avere un ruolo partecipe.
Il difetto estetico dell’arte musicale è infatti da sempre
quello di non poter comunicare nulla di logicamente
univoco, di non riuscire a dire alcunché di chiaro;
ma se il paradigma si capovolge e a dover essere evocata
è proprio l’indicibilità, allora la musica assurge a oggetto
percettivo dal perspicuo rigore aristotelico.
Poco importa, a quel punto, che si tratti di strumenti
acustici o elettronici, di rumore o di melodia, di ritmo
o di stasi: l’obiettivo di ogni suono organizzato sarà la
tensione verso quella parte di significato che la logica non
riuscirà mai né a cogliere né a rappresentare.
NOTE SUL PROGETTO VISIVO
di Dimitrios Statiris
Perché l’immagine filmica in uno spettacolo teatrale?
Possono due linguaggi cosi diversi coesistere, senza che
uno dei due venga sopraffatto dall’altro? La particolare
ri-lettura del mito di Ifigenia da parte di Carmelo Rifici e
Angela Dematté è un’occasione per meditare su queste
domande. Le proiezioni video sono un ulteriore elemento
a disposizione del personaggio e del regista per svelare
l’indicibile, uno strumento di indagine, documentazione e
approfondimento. La telecamera, come oggetto,
è presente sulla scena, viene utilizzata dagli stessi attori
e dal regista. La peculiarità del linguaggio filmico ci
permette di scrutare i corpi degli attori da vicino, rivelare
espressioni impercettibili, svelare spazi scenografici
nascosti. Gli attori sono consapevoli della presenza dello
schermo di proiezione in scena, dialogano e interagiscono
con esso. Il video, finalmente, rinuncia ad essere solo
“arredamento scenografico” e diventa una parte
irrinunciabile della macchina narrativa.
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