Page 17 - RITORNO A REIMS
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DIDIER ERIBON                             RITORNO A REIMS: UN BRANO DAL TESTO ORIGINALE
 Aveva un bel nome. Io un nome banale. Questo  all’inizio, a resistere alla cultura della scuola, al tipo di
 simboleggiava in qualche modo lo scarto sociale tra lui e  disciplina che esige. Ero turbolento, indisciplinato e
 me. Abitava con la sua famiglia in una grande casa  sarebbe bastato un niente per far sì che delle forze
 situata in un quartiere ricco, vicino al centro della città.  inarrestabili mi facessero deviare verso un rifiuto
 Andare a casa sua m’impressionava e mi metteva in  completo. Lui era l’opposto: la cultura era il suo mondo,
 soggezione. Non volevo che capisse dove abitavo: in un  da sempre. Scriveva racconti di genere fantastico.
 nuovo agglomerato di palazzi popolari in periferia.  Volevo seguirlo su questa via, e mi misi a scrivere
 Restavo evasivo quando mi faceva domande al  anch’io. Aveva scelto uno pseudonimo.
 riguardo. Eppure un giorno, sicuramente mosso dalla  Decisi di scegliermene uno anch’io. Quando glielo rivelai
 curiosità di sapere dove e come vivessi, mi suonò alla  mi prese in giro, perché il mio era inventato di sana
 porta, senza avermi avvisato prima. Mi sentii mortificato,  pianta (lambiccato e stravagante), mentre il suo era
 nonostante la gentilezza che questo gesto esprimeva, e  formato, mi disse in modo secco, dal suo secondo
 che avrei dovuto considerare come il suo modo per  nome e dal cognome da ragazza di sua madre.
 farmi sapere che non c’era motivo di vergognarsi. Aveva  Non potevo competere con lui. Ero incessantemente
 fratelli e sorelle più grandi che studiavano a Parigi e, in  rinviato alla mia inferiorità. Era crudele e offensivo senza
 virtù dell’ambiente familiare in cui era immerso, nei suoi  volerlo e senza saperlo.
 discorsi sciorinava nomi di registi e scrittori: mi parlava
 dei film di Godard, dei romanzi di Beckett… Rispetto a  In seguito ho incontrato spesso situazioni analoghe:
 lui mi sentivo molto ignorante. M’insegnava tutte queste  quando l’ethos di classe è alla base di comportamenti e
 cose e soprattutto la voglia di apprenderle. Ero  di reazioni che non sono altro che l’attualizzazione di
 affascinato e desideravo somigliargli. E mi misi a parlare  strutture e di gerarchie sociali. L’amicizia non sfugge alle
 anch’io di Godard, di cui non avevo visto nulla, e di  leggi della gravità storica: due amici sono due storie
 Beckett, di cui non avevo letto nulla.   sociali che cercano di coesistere, e a volte nel corso di
                               una relazione, per quanto stretta possa essere, sono
 Ovviamente era un buon allievo e non perdeva mai  due classi che si urtano l’una contro l’altra, per un effetto
 un’occasione per rivendicare una distanza da  di inerzia degli habitus. Gli atteggiamenti, le frasi non
 conoscitore, rispetto al mondo della scuola; io provavo a  hanno bisogno di essere aggressivi nel senso forte del
 recitare la stessa parte, ma senza avere le stesse carte.  termine, né intenzionalmente offensivi, per esserlo
 Imparai a barare. Mi attribuivo conoscenze che non  ugualmente. Ad esempio, quando si cresce in ambienti
 avevo. Che importanza poteva avere la verità?  borghesi o semplicemente nella media borghesia,
 Contavano solo le apparenze e l’immagine che mi  spesso si presume di essere circondati da propri simili.
 ostinavo a fabbricare e a dare di me stesso. Arrivai fino  Proprio come gli eterosessuali, che parlano sempre degli
 al punto di imitare la sua grafia, e ancora oggi le lettere  omosessuali senza immaginare che le persone a cui si
 che scrivo sono una delle vestigia di questa relazione di  rivolgono potrebbero appartenere alla specie
 un tempo. Una relazione che, d’altronde, durò molto  stigmatizzata che stanno prendendo in giro o
 poco. Lo persi di vista presto. Era la fine degli anni  denigrando, allo stesso modo i membri della borghesia
 sessanta e quell’epoca impresse nelle nostre giovani  parlano alle persone che frequentano come se avessero
 menti un’impronta profonda ma radicalmente diversa.  attraversato da sempre le loro stesse esperienze
 Lui lasciò il liceo, molto prima di passare l’esame di  esistenziali e culturali. Non si rendono conto di aggredirvi
 maturità, e partì on the road. Leggeva Kerouac, gli  con queste supposizioni (anche se questo vi lusinga e
 piaceva suonare la chitarra, si riconosceva nella cultura  suscita in voi, visto che ci è voluto talmente tanto tempo
 hippie… Io rimasi profondamente segnato dal Maggio  per riuscirci, l’orgoglio di “passare” per quello che non
 ’68 e dalla rivolta politica: nel 1969 divenni – avevo  siete: un figlio della borghesia). A volte succede anche
 appena sedici anni – un militante trotzkista, attività che  con gli amici più cari, quelli di vecchia data, i più fidati:
 negli anni successivi occupò la maggior parte della mia  quando mio padre morì, uno dei miei amici a cui dissi
 esistenza. Lo restai all’incirca fino all’età di vent’anni, e  che non avrei assistito al funerale ma che, tuttavia, sarei
 questo mi portò a leggere con devozione Marx, Lenin e  dovuto andare a Reims per vedere mia madre, mi fece
 Trockij. Fu un’esperienza intellettuale decisiva, poiché mi  questo commento: “Sì, a ogni modo è necessario che tu
 orientò alla filosofia. L’influenza di quest’amicizia e l’aiuto  sia presente per l’apertura del testamento dal notaio”.
 che, senza rendersene conto, questo ragazzo mi diede  Questa frase, pronunciata con l’aria di una tacita
 furono determinanti: il mio habitus di classe mi portava,  evidenza, mi ricordò fino a che punto le parallele non si

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