Page 18 - RITORNO A REIMS
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DIDIER ERIBON RITORNO A REIMS: UN BRANO DAL TESTO ORIGINALE
toccano mai, neanche in una relazione di amicizia. quasi niente di quello che gli altri avevano letto alla mia
L’“apertura del testamento”! Santi numi! Quale età – Guerra e pace, I Miserabili, ecc. – con un
testamento? Come se nella mia famiglia ci fosse atteggiamento sprezzante, di superiorità nei loro
l’usanza di redigere dei testamenti e di registrarli dal confronti, prendendo in giro il loro conformismo: loro mi
notaio. Per tramandare cosa poi? Nelle classi popolari trattavano da snob, cosa che, ovviamente, mi faceva
non ci si trasmette nulla di generazione in generazione, piacere. M’inventavo una cultura e allo stesso tempo
né valori né capitali, né case né appartamenti, né mobili una personalità e un personaggio.
antichi né oggetti preziosi… I miei genitori non avevano
niente, a parte una misera somma accumulata con Che ne è stato della persona a cui devo così tanto?
fatica, anno dopo anno, su un libretto di risparmio. E in Non ne ho avuto idea fino a quando, qualche mese fa,
ogni caso, mia madre riteneva che le appartenesse, ho fatto una ricerca su internet. Abitiamo nella stessa
perché si trattava di ciò che lei e mio padre avevano città ma viviamo su pianeti differenti. Ha continuato a
messo da parte insieme, prelevando dai rispettivi redditi interessarsi di musica e a quanto pare ha acquisito una
delle somme di cui avrebbero potuto aver bisogno. certa notorietà nel mondo della canzone realizzando gli
L’idea che questi soldi, i loro soldi, potessero andare a arrangiamenti di diversi dischi di successo. Nessun
qualcuno che non fosse lei, sia pure ai suoi figli, le rimpianto, dunque: trascorsi gli anni dell’amicizia
appariva ingiusta e insopportabile. “Spetta comunque a adolescenziale, che cosa ci saremmo potuti dire?
me! Ce ne siamo privati per tenerli in caso di necessità!” Questa relazione, in fondo, non durò che tre o quattro
esclamò indignata quando la banca le disse che le anni. E ho il sentore che per lui non rivestì la stessa
poche migliaia di euro presenti sul loro conto in comune importanza che ebbe per me.
dovevano essere divise tra i figli e che a lei spettava solo
una piccola parte. Ci dovette chiedere di firmare un (da Ritorno a Reims, 2017 Giunti Editore /Bompiani)
foglio che le lasciava il beneficio di questa “eredità”.
Resta il fatto che questo ragazzo frequentato
brevemente al liceo mi trasmise il gusto per i libri, un
rapporto differente con la scrittura, un’adesione al culto
letterario o artistico che all’inizio furono solo recitati e
che divennero ogni giorno un po’ più reali. In fondo era
l’entusiasmo che contava; e il desiderio di scoprire tutto.
Il contenuto venne dopo. Grazie a quest’amicizia, il mio
rifiuto spontaneo – vale a dire il rifiuto della mia origine
sociale – della cultura scolastica non sfociò in un rifiuto
della cultura in assoluto, ma si trasformò in una passione
per tutto ciò che si avvicinava all’avanguardia, alla
radicalità, all’intellettualismo (fui sedotto da Duras e
Beckett, ma Sartre e Beauvoir si disputarono ben presto
la supremazia nel mio cuore e, visto che dovevo scoprire
da solo questi autori e le loro opere, spesso li sceglievo
perché vedevo il loro nome alla fine di una petizione,
soprattutto durante e dopo il Maggio ’68. Fu così che
comprai Distruggere, lei disse nel 1969, quando uscì
con la copertina che mi sembrò magica nelle Éditions de
Minuit. E fu così che poi mi entusiasmai per Memorie di
una ragazza perbene di Beauvoir). Passavo, così, senza
soluzione di continuità dalle mie letture infantili – la serie
della Banda dei cinque, di cui ogni volume mi aveva
ammaliato prima del mio ingresso al liceo – alla scoperta
entusiasta della vita letteraria e intellettuale
contemporanea. Camuffavo la mia mancanza di cultura,
la mia ignoranza dei classici, il fatto che non avevo letto
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