Page 8 - RAGAZZO ULTIMO BANCO - PICCOLO 2018-2019
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                                     Nel testo che ha scritto per questo programma di
                                     sala, Mayorga dice che spesso una sua opera gli
                                     “sfugge”, assumendo quei significati che è il
                                     pubblico ad attribuirle. È vero?
                                     Mayorga chiede al pubblico, ai registi e agli attori, di
                                     mettere in scena un rebus con mille soluzioni possibili,
                                     tutte ugualmente valide. Il ragazzo dell’ultimo banco, in
                                     particolare, contiene molte scene in cui questa volontà
                                     dell’autore è evidente: pensiamo a quando Germán, il
                                     professore, e lo studente Claudio discutono dei possibili
                                     titoli da attribuire al romanzo del ragazzo: I numeri
                                     immaginari, Il ragazzo dell’ultimo banco, La lavagna
                                     vuota. Ogni titolo contiene una traccia, una possibile
                                     storia. Sta a noi decidere quale, tra questi binari,
                                     percorrere. Per non parlare dei possibili finali.
                                     Come finisce, davvero, questo testo? Secondo me è
                                     interessante, anche a livello registico, non decidere tutto,
                                     ribellarsi alla tentazione di un’unica soluzione: bisogna
                                     rispettare la commedia nella sua ambiguità.

                                     Uno dei principali temi dell’opera è il rapporto
                                     padri/figli e/o maestri/discepoli. Cosa ne pensi?
                                     È un testo che ha a che fare anche con l’ingratitudine.
                                     Da una parte abbiamo Germán, un personaggio
                                     meraviglioso e toccante nel suo fallimento, che fa un
                                     dono a Claudio e ne viene tradito. Ma è anche vero che
                                     Germán non arriva a capire fino in fondo quello strano
                                     diciassettenne che non è un “se stesso” più giovane, né
                                     il figlio che non ha avuto, né la sua seconda chance di
                                     successo: è un’altra persona, con una propria identità.
                                     E come sempre, quando nella vita si proiettano
                                     eccessive aspettative su qualcun altro, ci si ritrova con
                                     un pugno di mosche in mano. Claudio, il ragazzo,
                                     l’enfant prodige brillante e intelligente, è un punto di
                                     domanda come lo è ogni diciassettenne. Cosa deve fare
                                     questo ragazzo inquieto per risolvere se stesso?
                                     Deve uccidere il padre? Deve tradirlo? E, alla fine di
                                     tutto, pur non volendo rivelare il finale della commedia a
                                     chi ci legge, possiamo dire se questo ragazzo fallisca
                                     anche lui o si salvi e si liberi definitivamente? Di certo,
                                     Il ragazzo dell’ultimo banco è portatore di un’urgenza
                                     dettata dal trovarci in un’epoca in cui i modelli, i “padri”,
                                     stanno poco a poco venendo meno.

                                     Mayorga mette in scena un attacco alla famiglia
                                     borghese, alle sue certezze, al suo benessere
                                     economico, alla sua solidità: una lotta di classe in
                                     cui non esistono vincitori o vinti. È così?
                                     In un suo saggio, Enrico Di Pastena, docente
                                     universitario che ha approfondito la scrittura di Mayorga,
                                     propone un interessante parallelo fra Teorema di Pasolini


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