Page 7 - RAGAZZO ULTIMO BANCO - PICCOLO 2018-2019
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                                     CONVERSAZIONE
                                     CON JACOPO GASSMANN










                                     Come e da dove nasce il tuo interesse per la
                                     drammaturgia di Juan Mayorga?
                                     Misi per la prima volta in scena un lavoro di Juan
                                     Mayorga in Inghilterra, alla fine di un master di regia alla
                                     Royal Academy di Londra. Si trattava di Animali notturni,
                                     in cui diressi un cast inglese. Tornato in Italia, fu la volta
                                     de La pace perpetua, un testo meraviglioso, che si
                                     potrebbe definire kafkiano. I protagonisti sono quattro
                                     cani “neokantiani”, animali parlanti e pensanti, che
                                     vivono in un bunker sotterraneo, ai quali gli umani
                                     chiedono aiuto perché incapaci di concludere le guerre
                                     scatenate da loro stessi. L’incontro professionale si è
                                     trasformato poi in un rapporto personale profondo e
                                     autentico: considerando che il testo che mettiamo in
                                     scena al Piccolo parla di maestri e discepoli, posso dire
                                     senza dubbio che considero Juan Mayorga un vero
                                     maestro, come pochi, oggi, in questo settore.

                                     Tra i pochi, anche, ad avere una drammaturgia
                                     così ricca...
                                     Oltre ad essere ricchi di intelligenza e di eleganza
                                     formale, i testi di Mayorga hanno il pregio di essere densi
                                     di domande ma volutamente privi di risposte e di
                                     rispettare il senso del teatro: a differenza di altre arti,
                                     fatta eccezione per la letteratura, il teatro, proprio perché
                                     composto di simboli, metafore, allusioni, di pieni e di
                                     vuoti, quando è buon teatro ci consente di rielaborare
                                     uno spettacolo dentro di noi, nel tempo.
                                     La drammaturgia di Mayorga chiede questo allo
                                     spettatore: di aggiungere qualcosa, “spostando” il testo
                                     stesso. Prima che in scena, lo spettacolo deve darsi
                                     nell’immaginazione del pubblico, addirittura nella sua
                                     memoria. All’opposto del cinema e della televisione, che
                                     le preconfezionano per noi, il teatro ci porta a ricostruire
                                     le immagini; implica la richiesta di uno sforzo critico, di
                                     uno spettatore attivo. È in questo che risiede la sua
                                     eccezionalità, dato il tempo anestetico e anestetizzato
                                     che attraversiamo.



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