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ULISSE, L’UOMO CHE NON VOLLE FARSI DIO
da molto tempo, il tessuto musicale dello spettacolo
intreccia echi classici, composizioni originali scritte da
Lorenzo, sonorità etniche che provengono dal repertorio
di Saba Anglana. Qua e là citiamo anche brani d’autore,
come nel caso di It’s Five o’Clock degli Aphrodite’s Child,
eseguita in un momento dello spettacolo che ci pareva in
qualche modo “chiamare” Demis Roussos…
È il nostro modo di immaginare un tappeto sonoro di
parole, suoni e segni con cui il pubblico possa
confrontarsi in base al proprio vissuto.
Mai come in questa produzione hai aggregato una
compagnia composta da artisti di età, percorsi,
formazione tanto differenti. Perché?
Inizialmente avevo pensato a un coro di voci femminili.
Leggendo e rileggendo l’Odissea mi ero reso conto del
ruolo determinante delle donne, delle dee – di Atena in
particolare – come anche delle protagoniste degli incontri
amorosi di Ulisse. Poi le cose hanno preso tutt’altro
indirizzo: Gabriele Vacis mi ha fatto conoscere Saba e
con lei e con Lorenzo abbiamo mosso i primi passi
all’interno del progetto e della sua colonna sonora.
Vittorio Cerroni, classe 2002, era la ragione stessa per cui
avevo scelto di narrare Odissea; mi era stato subito
chiaro che questo non sarebbe stato uno spettacolo di
“Paolini che racconta una storia al pubblico”:
drammaturgicamente cercavo un interlocutore, un figlio, il
mio Telemaco. Avevo visto Vittorio esibirsi poco più che
bambino, con la sua band di coetanei, e ho pensato di
proporgli un’esperienza estiva, compatibile con i ritmi
scolastici. Il primo giorno di lavoro, dopo sei ore
ininterrotte di prove, gli ho chiesto “Com’è andata?” e lui
“Non mi sono neanche annoiato!”: non male, per un
sedicenne… Elisabetta Bosio si è formata in
Conservatorio, è anche lei molto giovane e mi ha colpito
per la totale disponibilità a mettersi in gioco su un terreno
completamente nuovo. Sempre nel corso delle prove, ho
capito che Elia Tapognani, anche lui agli inizi del suo
percorso di attore, era il mio Telemaco. Il figlio di Ulisse
per me è sempre stato qualcuno legato alle pietre di
Itaca, alla concretezza della patria: Elia mi è parso subito
terra, mentre Vittorio era la leggerezza dell’aria, un
Hermes perfetto. Insomma, non avevo un cast da
completare, ma persone vive su cui costruire ruoli. Più
che una compagnia è un coro, dal quale ciascuno di loro
a turno si stacca per incarnare uno dei personaggi con
cui Ulisse di volta in volta si relaziona.
(a cura di Eleonora Vasta)
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