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FINE PENA: ORA
di Elvio Fassone
Elvio Fassone è stato Il tema del tempo nel carcere mi ha sempre coinvolto
magistrato e senatore della emotivamente, tanto più quando quel tempo non ha una
Repubblica Italiana. misura, se non quella della vita del recluso: l’ergastolo.
Oltre a Fine pena: ora (Sellerio Il fine pena: mai spalanca all’immaginazione abissi che
2015), ha scritto numerose hanno qualche cosa di intollerabile. Possiamo
pubblicazioni in materia sopportare una sofferenza anche intensa se pensiamo
processual-penale e che fra un mese, un anno, o fosse pure dieci o
penitenziaria, nonché Una vent’anni, quella sofferenza avrà termine; allora
costituzione amica (Feltrinelli, piantiamo la nostra piccozza nella roccia di quel culmine
2012).
lontano e ci issiamo giorno dopo giorno sapendo che
ogni porzione di dolore ingoiata serve quanto meno ad
avvicinarci alla sua fine. Ma se il termine coincide con
l’esaurirsi della nostra vita, allora viene meno quel lievito
che ci soccorre nella fatica di vivere, e che si chiama
speranza. Subentra lo straniamento, il diventare esterni
a se stessi. Da tanto tempo non ho più notizie di me ha
scritto icasticamente Alda Merini, che ha conosciuto una
forma di reclusione diversa da quella carceraria, ma non
meno tragica. Un ergastolano, a sua volta, così lo ha
tradotto: Vedo la mia vita scorrere senza di me. Il tempo
nostro, che è un contenitore di accadimenti e di progetti
di cui siamo parte, diventa per il detenuto una
dimensione altra, la cui unica funzione è quella di essere
irrevocabilmente consumata, nella quantità scritta in un
documento chiamato sentenza di condanna.
In quel tempo non accade nulla che possa dirsi
veramente nostro, se non nella tramutazione del futuro
in un passato inerte, ingoiato senza transitare per il
presente. Il libro nasce da questa progressiva
percezione, iniziata quando, trent’anni or sono, la Corte
d’Assise che allora presiedevo dovette irrogare una
notevole quantità di ergastoli ai componenti di
un’organizzazione criminosa che si era macchiata di
molti omicidi ed altri delitti. Uno degli imputati, accusato
di gravissimi crimini, in un momento di colloquio fuori
udienza, mi aveva detto: «se suo figlio nasceva dove
sono nato io, a quest’ora forse era lui nella gabbia, e se
io nascevo dove è nato suo figlio, forse a quest’ora ero
un bravo avvocato». In quella frase vidi fotografata la
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