Page 8 - IFIGENIA LIBERATA - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2016/2017
P. 8

CONVERSAZIONE CON CARMELO RIFICI
                               Cosa intendi per segno vittimario?
                               Consideriamo il personaggio di Edipo. È il classico
                               soggetto nel quale i segni vittimari sono numerosi e tutti
                               evidenti: è straniero, è zoppo, ha dentro di sé qualcosa
                               che spaventa il mondo, in alcuni testi si parla di un suo
                               doppio e sarà comunque genitore di gemelli.
                               Gemellarità, malformazione, demenza... tutto questo ha
                               sempre spaventato il mondo. Per secoli le comunità
                               hanno creduto che, sopprimendo i portatori di quelle
                               caratteristiche, si sarebbe ucciso il male. Il problema è
                               che il male non è nell’esteriorità, ma è connaturato
                               nell’uomo. Uccidere secondo un rito codificato collettivo
                               offre il sollievo che scaturisce dall’essere la necessità di
                               quella morte condivisa da tutti. Quindi quella morte
                               dovrà essere divinizzata, per cancellare la colpa di averla
                               provocata. Accade ad esempio a Dioniso: si sacrifica un
                               bambino innocente e lo si divinizza. Come si applica il
                               modello a Ifigenia? La ragazza non possiede nessun
                               segno vittimario leggibile, quindi bisogna crearglielo.
                               Ecco allora il desiderio per il padre, una corrente di eros
                               che scorre tra lei e Agamennone; noi la sveliamo, nello
                               spettacolo, ma presentandola come una forma di
                               desiderio naturale, in un’epoca in cui gli incesti erano
                               accettati. Allora? È una forzatura letteraria per garantirle
                               la possibilità di essere uccisa, ma proprio per questo,
                               perché è una forzatura, la sua uccisione è uno sbaglio.
                               Difatti non si traduce in un veicolo di pacificazione, non
                               serve a nulla, anzi, a morte seguirà morte, gli Achei
                               partiranno per la guerra, i Troiani saranno distrutti, gli eroi
                               sopravvissuti torneranno a casa trovandovi in alcuni casi
                               la morte (Agamennone), o affrontando interminabili
                               peripezie (Ulisse)... Non avviene, cioè, quella
                               pacificazione di cui raccontano le Sacre Scritture,
                               quando dicono che, pochi giorni dopo la crocifissione,
                               ebrei e romani trovarono requie. Perché questo esito per
                               Ifigenia? Nella nostra lettura perché le manca il senso del
                               padre. Entrando in scena, Ifigenia si rivolge
                               immediatamente ad Agamennone; mentre Clitemnestra
                               le ricorda che è stata destinata ad Achille, la ragazza
                               risponde di non provare alcun interesse per lui, bensì di
                               essere lì solo per amore del padre, del quale ha una
                               visione idealizzata. Ma Agamennone le nega qualunque
                               parola d’amore. In questa assenza, Ifigenia ricerca un
                               senso: se amore non può essere, sarà odio. Così,
                               rispetto all’innocenza di Edipo, strumento ignaro di un
                               destino atroce, o del Cristo, sacrificato per la salvezza
                               dell’umanità, Ifigenia è il primo sacrificio sbagliato
                               generatore di morte e violenza.
                               Edipo è innocente fino a un certo punto: ha ucciso
                               il padre Laio...
                               René Girard mette sotto accusa questo cliché e io
       8
   3   4   5   6   7   8   9   10   11   12   13