Page 23 - Celestina - Piccolo Teatro Milano
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di Umberto Galimberti

«Quella donna è dio, quella dea viene dal cielo» dice Calisto nel suo

delirio a proposito di Melibea di cui è follemente innamorato, o almeno
crede. Ma in quello stato di inferiorità in cui viene a trovarsi l’uomo che

si sente rifiutato, forse anche Calisto sospetta, come dice Nietzsche
che «Il basso ventre è il motivo per cui non è tanto facile all’uomo
credersi un dio». E perciò ricorre alle trame e agli orditi che Celestina

conosce, così come tutte le donne che, dalla notte dei tempi, piegate
sui tessuti, ne disegnano la trama e l’ordito. Il loro iniziale rifiuto non è
altro che una trama per accrescere il desiderio dell’altro e, come dice

Nietzsche «Il loro abbellirsi, il loro sedurre, e alla fine il loro cedere non
avverrebbe se non avessero l’istinto del ruolo secondario». Ancora la
natura e gli interessi della specie mascherati dalle belle parole, dalle

menzogne e dagli artifici che la cultura mette a disposizione, e che
vogliono essere più eloquenti e seducenti del lavorio delle mani sotto

le vesti, da cui Melibea, cerca di difendersi nel momento in cui è in
procinto di concedersi compiutamente a Calisto: «Parla quanto vuoi,
ma ti prego che le tue mani cessino di agire. Io sono tua, godine

dall’esterno». E Calisto di rimando: «Perdona le mie mani impudiche
che mai avrebbero pensato di poter toccare il tuo vestito e ora hanno

la gioia di giungere al tuo bel corpo, questa carne fresca e delicata». E
allora, come dar torto a Nietzsche là dove scrive: «Quell’istinto che in
egual misura vige negli uomini più elevati e in quelli più comuni, l’istinto

della conservazione della specie, erompe di tempo in tempo come
ragione e passione dello spirito. Esso ha poi intorno a sé uno
splendente corteggio di motivi e vuole far dimenticare a tutti i costi

d’essere in fondo impulso, istinto, assurdità, assenza di fondamento».


3. La giovinezza e la vecchiaia.

Chi è più ingannevole? Lo spirito che maschera l’istinto, o l’istinto che
si abbellisce di motivi spirituali per non dare all’uomo l’impressione di

essere come l’animale? In questo scarto tra istinto e spirito Celestina
inserisce le sue trame che non sono ingannevoli, perché l’inganno è
già stato compiuto dai due quando hanno scambiato per amore

dell’altro quello che era amore per la soddisfazione del proprio
desiderio. È la stessa Melibea a confessare che: «È la mia onestà che

si sfalda, la mia timidezza che si scioglie, il mio pudore che cede. […]
Tutto desiderio, nient’altro che desiderio, mio povero amore, forza le
mie intenzioni». Scoperto l’inganno con cui la specie allucina

l’individuo, Celestina sa che la natura, per la sua economia, ha
bisogno di corpi giovani, e perciò dice ad Areusa, per dirlo a tutte le
fanciulle: «Sai è un gran peccato non condividere le tue grazie, non le

hai mica per farle appassire. Nella freschezza della tua gioventù non
essere avara di ciò che ti costa così poco, non nascondere la tua
grazia come se fosse un tesoro, si distribuisce per natura». E a

Melibea ricorda che «Verrà un giorno in cui anche tu non ti
riconoscerai più nel tuo specchio». Alla giovinezza la specie fornisce

potenza sessuale e aggressiva, la prima per la riproduzione, la
seconda per la difesa della prole. Freud ha collocato queste due
pulsioni nell’inconscio, perché l’uomo rifiuta di prender coscienza di


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