Page 59 - STAGIONE 2018/2019 - PICCOLO TEATRO DI MILANO
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Piccolo Teatro Strehler
                                 dal 14 marzo al 18 aprile 2019


       Nel tempo degli dèi

       Il calzolaio di Ulisse


       di Marco Paolini         Da alcuni anni Marco Paolini esplora il personaggio di Ulisse.
       e Francesco Niccolini    I primi passi risalgono al 2003 – anno in cui il Piccolo apriva al
       regia Gabriele Vacis     Mediterraneo – presso il sito archeologico di Carsulae, con le
                                improvvisazioni musicali di Giorgio Gaslini e Uri Caine, e la
       scenofonia, luminismi e stile  scena di Arnaldo Pomodoro. Nel 2013, a Milano, all’interno di
       Roberto Tarasco
       con Marco Paolini        un ciclo di incontri parallelo alle repliche di Odyssey di Robert
       e cast in definizione    Wilson al Teatro Strehler, aveva proposto al pubblico una
                                rilettura di quel lavoro. Oggi, con la collaborazione alla scrittura
       coproduzione             di Francesco Niccolini e la regia di Gabriele Vacis, quella
       Piccolo Teatro di Milano –  narrazione ha trovato il suo centro negli dèi, burattinai del
       Teatro d’Europa          destino umano, mentre il calzolaio del sottotitolo è l’aedo, che
       e Jolefilm
                                cuce la storia intorno al corpo e alla personalità di Ulisse.
       spettacolo in allestimento                          «I poemi della tradizione
                                Per la prima volta         omerica sono la base del
       Intero platea € 40       protagonista di una        pensiero occidentale e
       Intero balconata € 32                               del nostro comune
                                produzione del Piccolo,
                                                           sentire. La sfida è dare
                                Marco Paolini porta
       Prima Assoluta                                      suono a quei libri, entrare
                                in scena la sua rilettura   in un flusso, in una
                                del racconto di Ulisse.    “consonanza”, che ci
                                                           permetta di ricreare
                                l’in-cantesimo dell’originale. Omero racconta un’epoca di dèi,
                                semidei ed eroi. Oggi, le potenzialità che il progresso ci ha
                                regalato fanno sì che siamo noi, occidentali, le divinità.
                                Abbiamo un potere immenso che richiede un bilanciamento».
                                È un Ulisse che ha molto vissuto, viaggiato, sofferto, quello di
                                Paolini. Un uomo ormai anziano, da più di vent’anni lontano
                                dalla sua casa, Itaca, dove lo aspettano una donna complessa
                                e un ragazzo che non conosce ma che pure è suo figlio.
                                Giunto quasi al termine della sua esistenza terrena, continua a
                                essere un mentitore, prima di parlare, riflette, ma quando parla,
                                in-canta. «Non volevamo raccontare le storie di Ulisse note a
                                tutti – aggiunge Niccolini –. Siamo andati a scandagliare altre
                                fonti, per capire come “tradire” Omero restando fedeli alla
                                tradizione». «Sono stati da subito gli dèi al centro del lavoro –
                                dice Vacis – per una circostanza ai nostri occhi lampante: le
                                grandi migrazioni, le decine di migliaia di persone in fuga dalla nuova produzione
                                miseria e dalla guerra verso il nord e l’ovest ci dicono che
                                siamo noi “gli dèi”: accogliamo, respingiamo, giochiamo con il
                                destino altrui e, come le divinità omeriche, in maniera
                                irrazionale e incomprensibile». «Lavorare per la prima volta in
                                una produzione del Piccolo – conclude Paolini –, idea suggerita
                                da un rapporto di lunga frequentazione e stima, è la sfida di
                                mettere da parte la mia abitudine a navigare “in solitario” per
                                vivere insieme l’avventura di creare uno spettacolo nuovo».
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