Page 7 - FINE PENA ORA - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2017 2018
P. 7

FINE_PENA_ORA.qxp_2011  18/11/17  17:08  Pagina 7






                                     NEL CARCERE DELLA
                                     CONDIZIONE UMANA
                                     conversazione con Mauro Avogadro










                                     Che chiave hai scelto per portare in teatro una
                                     vicenda letteraria come la storia dell’incredibile
                                     carteggio tra un giudice e il detenuto da lui stesso
                                     condannato all’ergastolo?
                                     Ho pensato a uno spettacolo costruito a inquadrature.
                                     Sia perché il rapporto che si crea tra i personaggi – e di
                                     conseguenza tra gli attori che li interpretano – per come
                                     è raccontato nel testo, ha un’intensità cinematografica,
                                     sia perché è una chiave per convogliare l’attenzione del
                                     pubblico là dove mi preme che si focalizzi.
                                     Volevo che i movimenti di scena e le azioni
                                     “costringessero” in qualche modo lo spettatore a
                                     guardare quel che noi volevamo vedesse, che, cioè,
                                     nonostante fossimo in teatro, si stabilisse con molta
                                     naturalezza un gioco di campi e controcampi a
                                     supporto della parola detta. Per come oggi il nostro
                                     cervello è sollecitato dai messaggi e dagli strumenti con
                                     cui comunichiamo, è cambiato il rapporto con la parola:
                                     non perché è detta, automaticamente essa significa.
                                     Diverso è se lo spettatore si immerge nelle vicende dei
                                     personaggi non soltanto perché segue una trama, ma
                                     perché si appassiona emotivamente a quanto avviene
                                     in scena. Il testo originale è passato attraverso una
                                     serie di necessari tradimenti. Il magistrato Fassone ha
                                     affidato alla pagina la propria storia vissuta; un
                                     drammaturgo e scrittore, Paolo Giordano, ha operato il
                                     primo tradimento traendone un testo teatrale. Il regista
                                     è “colpevole” del secondo tradimento: non racconta
                                     solo l’originalissima storia di un giudice che, a pochi
                                     giorni dall’aver comminato un ergastolo, si mette a
                                     scrivere al condannato, il quale, invece di mandarlo al
                                     diavolo, gli risponde per i successivi ventisei anni; voglio
                                     anche insinuare nel pubblico il dubbio che, in una
                                     società omologatrice come quella borghese, anche il
                                     giudice – e con lui tutti noi – sia costretto in un proprio
                                     carcere, un penitenziario esistenziale, perché la
                                     condizione umana è di per sé concentrazionaria.




                                                                                  7
   2   3   4   5   6   7   8   9   10   11   12