Page 7 - FINE PENA ORA - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2017 2018
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NEL CARCERE DELLA
CONDIZIONE UMANA
conversazione con Mauro Avogadro
Che chiave hai scelto per portare in teatro una
vicenda letteraria come la storia dell’incredibile
carteggio tra un giudice e il detenuto da lui stesso
condannato all’ergastolo?
Ho pensato a uno spettacolo costruito a inquadrature.
Sia perché il rapporto che si crea tra i personaggi – e di
conseguenza tra gli attori che li interpretano – per come
è raccontato nel testo, ha un’intensità cinematografica,
sia perché è una chiave per convogliare l’attenzione del
pubblico là dove mi preme che si focalizzi.
Volevo che i movimenti di scena e le azioni
“costringessero” in qualche modo lo spettatore a
guardare quel che noi volevamo vedesse, che, cioè,
nonostante fossimo in teatro, si stabilisse con molta
naturalezza un gioco di campi e controcampi a
supporto della parola detta. Per come oggi il nostro
cervello è sollecitato dai messaggi e dagli strumenti con
cui comunichiamo, è cambiato il rapporto con la parola:
non perché è detta, automaticamente essa significa.
Diverso è se lo spettatore si immerge nelle vicende dei
personaggi non soltanto perché segue una trama, ma
perché si appassiona emotivamente a quanto avviene
in scena. Il testo originale è passato attraverso una
serie di necessari tradimenti. Il magistrato Fassone ha
affidato alla pagina la propria storia vissuta; un
drammaturgo e scrittore, Paolo Giordano, ha operato il
primo tradimento traendone un testo teatrale. Il regista
è “colpevole” del secondo tradimento: non racconta
solo l’originalissima storia di un giudice che, a pochi
giorni dall’aver comminato un ergastolo, si mette a
scrivere al condannato, il quale, invece di mandarlo al
diavolo, gli risponde per i successivi ventisei anni; voglio
anche insinuare nel pubblico il dubbio che, in una
società omologatrice come quella borghese, anche il
giudice – e con lui tutti noi – sia costretto in un proprio
carcere, un penitenziario esistenziale, perché la
condizione umana è di per sé concentrazionaria.
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