Page 9 - LEHMAN TRILOGY - STEFANO MASSINI - LUCA RONCONI - PICCOLO TEATRO DI MILANO
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CONVERSAZIONE CON LUCA RONCONI
Qualcosa di esemplare ce l’ha, però: in fondo la
storia di Henry, Emanuel e Mayer, approdati dalla
Baviera in Alabama “per far fortuna in America”,
è un esempio di sogno americano, o no?
Sì, certamente. È anche questo. Per me è più quella
sensazione che spiego agli attori adoperando la parola
meticciato: è un atteggiamento dei personaggi, che,
come hai detto, sono europei che poco a poco si
trasformano in americani, lasciandosi piano piano
assorbire da un qualcosa di altro, rispetto alla tradizione
da cui provengono, un modo di relazionarsi con il mondo
che mi sembra in qualche momento spiacevole, in
qualche momento ridicolo, in qualche momento
colpevole. È un testo che racconta un continuo
mutamento.
…mutamento che coinvolge anche due relazioni
fondamentali dei personaggi, quella con il denaro e
quella con la religione dei padri, giusto?
Il denaro, nel corso della vicenda, da frutto del lavoro si
trasforma in necessità dell’accumulo. Sicché non tanto o
non più conta il denaro, quanto il modo di accumularlo.
Il rapporto con l’Ebraismo è un tema interessante nonché
una delle linee portanti del testo ed è collegato anche al
discorso sul denaro: indubbiamente, nelle prime scene
dello spettacolo, l’accumulo di beni coincide con la
benedizione del Signore. A un certo punto abbiamo lo
scarto; la benedizione si trasforma in pura avidità fine a se
stessa. Le successive generazioni dei Lehman
progressivamente si allontanano dalla propria matrice
religiosa e culturale e si lasciano invadere da una cultura
altra, di immigrati desiderosi di arricchirsi, di far fortuna.
Qui è stato bravo Massini: i personaggi hanno perso la
memoria della tradizione, eppure l’eco di quel passato
risuona nei loro sogni. Tutti sognano, imprimendo alla
commedia – e quindi allo spettacolo – un andamento
onirico: sognano la propria infanzia ebraica e sognano
parimenti la catastrofe imminente. È ovvio che la
componente onirica è un elemento artistico e appartiene
solo alla commedia: non so se Philip Lehman sognasse
veramente… Del resto, se qualcuno pensa di ricostruire la
storia dei Lehman attraverso lo spettacolo, gli consiglio di
comprarsi piuttosto un saggio sull’argomento!
Si tocca anche il tema dello schiavismo. Possiamo
dire che la commedia inizi in Alabama, al tempo
della schiavitù dei neri, passi attraverso la Guerra di
Secessione e approdi a un’altra forma di schiavitù,
la sottomissione al denaro?
Io prendo il testo per quello che è. Mi spiego: il testo, più
che per una rappresentazione teatrale, è pensato per la
lettura che è un fatto soggettivo. Le cose che tu ci leggi,
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Qualcosa di esemplare ce l’ha, però: in fondo la
storia di Henry, Emanuel e Mayer, approdati dalla
Baviera in Alabama “per far fortuna in America”,
è un esempio di sogno americano, o no?
Sì, certamente. È anche questo. Per me è più quella
sensazione che spiego agli attori adoperando la parola
meticciato: è un atteggiamento dei personaggi, che,
come hai detto, sono europei che poco a poco si
trasformano in americani, lasciandosi piano piano
assorbire da un qualcosa di altro, rispetto alla tradizione
da cui provengono, un modo di relazionarsi con il mondo
che mi sembra in qualche momento spiacevole, in
qualche momento ridicolo, in qualche momento
colpevole. È un testo che racconta un continuo
mutamento.
…mutamento che coinvolge anche due relazioni
fondamentali dei personaggi, quella con il denaro e
quella con la religione dei padri, giusto?
Il denaro, nel corso della vicenda, da frutto del lavoro si
trasforma in necessità dell’accumulo. Sicché non tanto o
non più conta il denaro, quanto il modo di accumularlo.
Il rapporto con l’Ebraismo è un tema interessante nonché
una delle linee portanti del testo ed è collegato anche al
discorso sul denaro: indubbiamente, nelle prime scene
dello spettacolo, l’accumulo di beni coincide con la
benedizione del Signore. A un certo punto abbiamo lo
scarto; la benedizione si trasforma in pura avidità fine a se
stessa. Le successive generazioni dei Lehman
progressivamente si allontanano dalla propria matrice
religiosa e culturale e si lasciano invadere da una cultura
altra, di immigrati desiderosi di arricchirsi, di far fortuna.
Qui è stato bravo Massini: i personaggi hanno perso la
memoria della tradizione, eppure l’eco di quel passato
risuona nei loro sogni. Tutti sognano, imprimendo alla
commedia – e quindi allo spettacolo – un andamento
onirico: sognano la propria infanzia ebraica e sognano
parimenti la catastrofe imminente. È ovvio che la
componente onirica è un elemento artistico e appartiene
solo alla commedia: non so se Philip Lehman sognasse
veramente… Del resto, se qualcuno pensa di ricostruire la
storia dei Lehman attraverso lo spettacolo, gli consiglio di
comprarsi piuttosto un saggio sull’argomento!
Si tocca anche il tema dello schiavismo. Possiamo
dire che la commedia inizi in Alabama, al tempo
della schiavitù dei neri, passi attraverso la Guerra di
Secessione e approdi a un’altra forma di schiavitù,
la sottomissione al denaro?
Io prendo il testo per quello che è. Mi spiego: il testo, più
che per una rappresentazione teatrale, è pensato per la
lettura che è un fatto soggettivo. Le cose che tu ci leggi,
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