Page 14 - MISERICORDIA | PICCOLO TEATRO MILANO
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ELENA STANCANELLI
anche la banda, il sogno di Arturo.
Il palcoscenico, come sempre negli spettacoli di Emma
Dante, è vuoto. Gli attori si muovono avanti e indietro,
come camerieri che vengano a offrici un piatto
succulento e, dopo avercelo mostrato, se lo riportino
via. Avanti e indietro, avanti e indietro in un interminabile
tentativo di cucire il buio con la luce. Alle loro spalle non
c’è niente, tranne il silenzio del palcoscenico, di fronte
c’è il pubblico, vorace e infedele. A lui, a noi, queste tre
donne si offrono, coi loro corpi difficili, troppo vecchi,
troppo grassi, troppo forti. Ma noi siamo avventori
affamati e distratti. Noi le prendiamo comunque queste
donne, perché ci si offrono e costano poco. E poi le
massacriamo.
Arturo invece danza la sua vita scomposta. Il suo svago
è tutto tra quelle mura: dorme, si sveglia, si incanta.
Ogni tanto i suoi gesti diventano incomprensibili,
seguono una grammatica misteriosa. Fa cose inutili,
sembra trasformarsi in un uccello, muove le braccia
come volesse volare. Ma non smette mai di sorridere.
Potrebbe aver capito qualcosa che a noi sfugge e che
riguarda la musica e la danza.
Noi siamo i cannibali della sua bellezza diversa. Arturo è
un bambino/uomo scimunito, se le donne lo avessero
lasciato da solo, se lo avessero abbandonato dopo
quanto è successo alla sua nascita, non se la sarebbe
mai cavata. Era stato triturato da quel mostro che dalla
bocca restituisce macerie. È un essere disfunzionale.
Non appartiene a nessun meccanismo, non produce
niente, è fuori dall’economia dell’esistenza. Ma forse è
proprio questo il suo segreto.
Arturo è un angiolino sghembo.
A volte negli spettacoli di Emma Dante ci sono degli
angeli. Di solito non sono per niente eleganti, né stanno
lì per salvare qualcuno, per redimere, per mettere in
salvo. Nessuno si salva, l’esistenza è un’ecatombe.
Sono angeli, ma non servono a niente, tranne a farci
ricordare la bellezza.
Con tutto il lavoro fatto in questi anni – dagli spettacoli,
ai film, alle opere liriche, alla riscrittura delle favole –
Emma Dante ha raccontato moltissime cose. Partendo
dal Sud ha parlato di famiglia, sesso, religione.
Un’antropologia dei margini, che però,
miracolosamente, parla in modo chiaro anche a chi sta
al centro. Quel popolo di Scalognati che abbiamo
conosciuto e amato, che abbiamo spiato e nel quale,
miracolosamente appunto, ci siamo riconosciuti. Come
riesce Emma Dante a farci identificare nei corpi strambi,
nei vestiti laceri, nei movimenti inopportuni delle sue
creature?
Ho pensato spesso al suo segreto, conosco i suoi
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