Page 7 - UOMINI E NO - STAGIONE 2017-2018 - PICCOLO TEATRO MILANO
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                                     LA PERDITA DELL’INCANTO
                                     IN UNA MILANO METAFISICA
                                     conversazione con Carmelo Rifici










                                     Perché hai scelto Uomini e no di Vittorini per
                                     farne uno spettacolo con un cast di giovanissimi?
                                     Mesi fa, durante una conversazione con Michele
                                     Santeramo, che avrebbe poi curato la drammaturgia
                                     dello spettacolo, ci trovammo d’accordo sull’idea che
                                     Vittorini fosse un autore importante quanto poco
                                     frequentato in Italia e che, rispetto ad altri romanzieri,
                                     avesse delle caratteristiche interessanti: una scrittura
                                     sperimentale, per quell’epoca, e ricca di spunti per il
                                     teatro. Uomini e no ci apparve miracolosamente
                                     importante e necessario perché portatore di temi sui
                                     quali sia io sia Michele stavamo lavorando: la
                                     responsabilità del singolo, la violenza, la relazione
                                     con l’ideologia, il rapporto dei giovani con un luogo, il
                                     concetto di appartenenza e identità. Uomini e no è
                                     ambientato nella città in cui gli attori, diplomati alla
                                     Scuola del Piccolo Teatro, sono vissuti per tre anni:
                                     mi interessava stabilire un collegamento tra
                                     letteratura e vita, ma anche far loro percepire la
                                     differenza tra la Milano di Vittorini e quella odierna,
                                     suscitando in loro uno straniamento che ricreasse
                                     l’incantesimo, la meraviglia, lo stupore presenti
                                     in Vittorini.

                                     È interessante anche che attori così giovani si
                                     trovino a interpretare personaggi coetanei ma con
                                     ben altra storia ed esperienze...
                                     È un bel banco di prova per dei giovani: li obbliga a
                                     comprendere come solo settant’anni fa i loro coetanei
                                     ragionassero, agissero, si relazionassero con il
                                     mondo in maniera totalmente antitetica alla loro.
                                     L’età dei ragazzi del romanzo è la stessa degli attori
                                     in scena, ma quanta differenza fra i giovani attori e
                                     quei personaggi! Il protagonista del romanzo, Enne
                                     2, alter ego dello stesso Vittorini, come lo scrittore è
                                     un siciliano approdato a Milano; milita nelle file della
                                     Resistenza e immediatamente percepisce un
                                     profondo senso di appartenenza a una città che non
                                     è la sua. Non so quanti milanesi si sentano, oggi,

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