Page 11 - QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO - PICCOLO TEATRO MILANO - STAGIONE 2015/2016
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PIRANDELLO E L’ARMONIA IMPOSSIBILE TRA ORDINE E CAOS
bisogno di un elemento figurale che alludesse al
“dilaniare”, allo “sbranare”, attività alla quale si dedicano
tutti i personaggi di Pirandello. L’icona dell’attività
dilaniatrice è il coccodrillo, qualcosa di visionario, alla Max
Ernst, di misterioso.
Cosa pensi dell’analisi pirandelliana della
complessità del rapporto uomo/donna?
Anche in questo testo riappare la “stanza della tortura”.
Vi scopriamo i protagonisti, Verri e la moglie Mommina (lui
l’ha sposata per puntiglio, lei per gratitudine) ignudi:
scopriamo il loro tormento esposto agli spettatori come in
un tribunale. È in questa scena il paradigma di molte
situazioni carnefice-vittima dei drammi di Pirandello: sono i
corpi a parlare col loro carico di “rimosso”. E questa
coppia è creaturalmente unita, come in un film di Ingmar
Bergman, “dai bisogni del tormento” (Beckett).
Durante le prove ho accostato questa scena al rapporto
tra Narratore e Albertine, nella proustiana Recherche.
E Verri, come il Narratore, sa che in ogni “prigioniera si
annida una fuggitiva” (Macchia).
Al termine della commedia, il Primo Attore esclama
“Ci vuole l’Autore?”, mentre Hinkfuss controbatte
“No, l’Autore no!”. Tu cosa pensi?
Sia l’autore sia il regista, presenze ingombranti ma
inevitabili, sono inservibili, in teatro, senza l’attore!
Per il regista il testo drammatico è qualcosa di non finito,
di lasciato a metà. Che cerca il suo senso trasformandosi
in movimento sonoro e fisico; e che “si parla” attraverso
una durata, quella della rappresentazione. Per il regista il
testo drammatico è una intuizione, un presentimento, una
profezia di spettacolo. E ci si mette al lavoro con lo scopo
di svelarne il mistero, quel male oscuro che è mal de vivre,
che vediamo combaciare con il nostro spleen!
In mezzo, tra regista e dramma, c’è l’attore. Cioè colui
che “non sa mantenere il segreto” come afferma Amleto.
Quello che spiffera tutto del testo e delle intenzioni del
regista. L’attore è un veicolo: dovremmo raffigurarlo con le
ruote. L’attore non è lo strumento per costruire uno
spettacolo, ma per costruire un mondo. È il solo modo
che il regista ha per scoprire, o rivelare, la scrittura in cui il
mondo (quel mondo) si parla.
Quello che ho fatto in Questa sera si recita a soggetto è
proprio questo: rintracciare, come fossi un esploratore, la
terra incognita del desiderio dei corpi; la necessità
plurilinguistica in cui si espone il pensiero dell’autore; la
logica decostruttiva del linguaggio. Insomma la sua parte
in ombra.


(a cura di Eleonora Vasta)
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