Page 3 - PICCOLO TEATRO MILANO - FREUD
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La pubblicazione dell’Interpretazione dei sogni gioca con un
                               apparentemente marginale spostamento temporale: uscito il 4
                               novembre 1899, per volontà di Freud e dell’editore porta sul
                               frontespizio la data 1900. Un dettaglio, uno spostamento, che, come
                               nei sogni che analizza, ha un grande significato: la consapevolezza che
                               Freud aveva della portata epocale del suo lavoro. Sapeva di avere
                               aperto una porta, sempre rimasta chiusa, di aver osato uno sguardo
                               rivoluzionario sull’“io”.
                               Poco meno di tre secoli prima, Galileo Galilei era altrettanto
                               consapevole che il Sidereus Nuncius era la porta di un nuovo sguardo
                               sul mondo, non solo tra gli scienziati. Uno sguardo innovatore,
                               rivoluzionario. La luna era sempre “stata lì”, le sue macchie erano sotto
                               gli occhi di tutti. Galileo aveva osato puntare il cannocchiale oltre
                               l’apparenza: le imperfezioni della luna non sarebbero potute più essere
                               “rimosse” come estranee alla sua natura. Nascevano, con quel gesto,
                               un nuovo mondo e un nuovo linguaggio.
                               Freud ha “osato” la stessa cosa, ha puntato un nuovo strumento nelle
                               profondità dell’io, ha cercato nel “rimosso”, negli scarti, il senso dell’io.
                               In questo “osare” non poteva non mettere in gioco il proprio sogno,
                               cercandolo negli altri. Apre il baratro del conoscere profondo della
                               complessità del vivere.
                               Il paziente Hernest D., in uno dei sogni più brevi dello spettacolo, dice
                               al Dottor Freud «La condanna peggiore che un essere umano possa
                               ricevere è comprendere le cose», ovvero il possesso definitivo del
                               sapere è esiziale, si ha paura di scandagliare se stessi e di guardarsi
                               allo specchio. È quanto avviene anche al termine dell’ultima seduta con
                               il paziente Ludwig R.: «Non posso proseguire la seduta, ho bisogno di
                               finire qui» ripete un Freud terrorizzato all’idea di guardare ancora dentro
                               se stesso. Per lo stesso motivo, nonostante un carteggio durato più di
                               vent’anni, il “vero” Freud accettò solo molto tardi di incontrare
                               Schnitzler, lo scrittore con il quale condivideva la stessa passione per lo
                               scandaglio della coscienza «Io ritengo di averla evitata per una specie
                               di timore del sosia», gli scrisse nell’ennesima lettera. Affacciarci sul
                               baratro ci terrorizza, ma da Freud in poi non abbiamo più potuto farne
                               a meno, perché è il nostro punto di osservazione a essere cambiato.
                               L’opposto di ciò che sta accadendo oggi, quando l’“io” sembra
                               scivolare sulla superficie liscia di un eterno presente, rimuove memoria,
                               dubbi, ombre, si illude di “raccontarsi”, in un continuo chiacchiericcio
                               che sovrasta inquietudini e contraddizioni profonde, ora ancora più
                               complesse.
                               Nel 1900 che Freud volle sul frontespizio, nasce a Vienna Wolfgang
                               Pauli; nel 1901, a Würzburg, in Germania, Werner Heisenberg. Sono i
                               due fisici che, di lì a qualche decennio, rivoluzioneranno la scienza del
                               secolo precedente, aprendo la “porta”, lo sguardo nuovo della fisica
                               quantistica. Nulla sarebbe stato uguale: a cambiare, grazie al loro
                               lavoro, sarebbe stato il profondo rapporto tra osservatore e osservato.
                               Avrebbero cambiato lo “sguardo”, non solo tra gli scienziati.
                               Così, dopo l’Interpretazione dei sogni, tutto sarebbe mutato: il lavoro di
                               Freud non è solo un “romanzo” del ’900, ma SUL ’900 con cui noi non
                               abbiamo ancora “chiuso i conti”.
                               Il testo di Massini, la versione drammaturgica dello spettacolo che
       in copertina, Andy Warhol Sigmund  Tiezzi ne ha tratto, usano – e osano – la stessa struttura del sogno,
       Freud, da Ten Portraits of Jews of  procedono per immagini, spostamenti, associazioni, sogno nel sogno.
       the Twentieth Century, 1980 © 2017  Il sogno di Freud è fatto della stessa materia di cui è fatto il Teatro.
       Foto The Jewish Museum/ Art
       Resources /Scala Firenze © The
       Andy Warhol Foundation for the  Sergio Escobar
       Visual Arts inc. by SIAE 2017  Direttore Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
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