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Conversazione con Carmelo Rifici

In un colloquio con Uwe B. percorso di analisi geografica, storica e sociale di un’epoca e di
Carstensen e Friederike una generazione – la mia – che si esprime attraverso una
Emmerling che costituisce drammaturgia di assenze, di buchi, di vuoti di memoria, lasciati

la postfazione all’edizione in eredità da chi è venuto prima: vuoti che per ora sono colmati
tedesca della Trilogia degli solo dal senso del mistero. Faccio un esempio con il quale
animali, (Fischer, Frankfurt racconto anche un poco la trama di Visita al padre: di Peter, il
am Main, 2007), Roland
Schimmelpfennig racconta ragazzo che giunge in cerca del padre e bussa alla porta della
la genesi di quest’opera casa dove egli vive con Edith, ci viene detto che sta tornando
teatrale, parla di sé, del dall’America. Come è arrivato in Germania? Quando? Come ha
suo rapporto con il fatto a trovare la casa? Chi gli ha detto che il padre sarebbe
pubblico e con stato lì? È impossibile saperlo. Peter dice di essere arrivato “a

l’ispirazione, ma anche piedi”: un’assurdità, anche se avesse percorso a piedi soltanto la
con la politica e con la strada dalla stazione alla casa, a quanto dicono gli altri
società che vede intorno a personaggi. Il suo misterioso arrivo sconvolge tutta una serie di
sé. In questa e nelle equilibri, peraltro falsi. Sappiamo che il padre di Peter, Heinrich, è
pagine seguenti ne
riportiamo alcuni brani, l’unico maschio all’interno di una casa abitata solo da donne,
grazie alla gentile per vari motivi impossibilitate a procreare; donne che vorrebbero

collaborazione del Goethe- avere un ruolo, ma sono costrette a inventarselo e cercano,
Institut Mailand. anche un po’ penosamente, di capire cosa fare nella vita. Nel
La traduzione dal tedesco gruppo si inserisce, violentemente, un nuovo maschio, un
è di Lisa Scarpa. maschio dominante: è il giovane Peter. Non a caso lo scontro

“mitico” tra padre e figlio è presente anche nel testo che Heinrich
sta traducendo da dieci anni, Paradise Lost (Il paradiso perduto)
di Milton, e che non riesce a portare avanti, probabilmente per

l’incapacità di affrontare qualsiasi cosa. Il testo è carico di mille
interrogativi che rimangono insoluti. Schimmelpfennig, peraltro,
viene normalmente accostato al realismo magico e, guarda

caso, io avevo allestito, sempre al Piccolo, un Giulio Cesare di
Shakespeare basato sul realismo magico…



Uno stile drammaturgico molto contemporaneo, mi sembra,
nonostante i riferimenti di Schimmelpfennig siano i classici…

Sì, ma attenzione: che ci siano riferimenti ad un certo tipo di
teatro borghese è lampante. Heinrich e Sonja, all’inizio del primo

atto, vanno a caccia di anatre, ne uccidono una, la riportano a
casa e coinvolgono tutta la famiglia in una grottesca
preparazione erotico-culinaria del povero volatile. Che si faccia

riferimento, con intento parodistico, all’Anitra selvatica di Ibsen,
è dichiarato. Così come gli spari “accidentali” che ricorrono nella
commedia hanno un’altra matrice facilmente individuabile:

Cechov. Tuttavia – e di questo ho avuto la conferma alla prova
del palcoscenico – la letteratura è per Schimmelpfennig
l’espediente con cui riportare, ancora una volta, l’attenzione sui

legami affettivi e le modalità di relazione tra i personaggi: i
protagonisti di Visita al padre sono incapaci di vivere ed

esprimere i propri sentimenti. Non sanno descrivere cosa
provano. Riescono a farlo soltanto a patto di “letterarizzarli”.
Peter, parlando di sé, fa continuamente riferimento al mito, ai

patriarchi, a personaggi sospesi tra una dimensione letteraria e

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