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LA GROTTESCA COMMEDIA UMANA DI SCHIMMELPFENNIG

Come ti sei avvicinato al teatro di Schimmelpfennig e perché hai
scelto di portarlo in scena?

Frequento assiduamente la scena berlinese perché il teatro
tedesco è da sempre un mio riferimento.
Così mi sono trovato qualche volta a veder rappresentato

Schimmelpfennifg, autore in Italia pochissimo noto – nel nostro
Paese gli autori arrivano con un certo ritardo, anche per un
problema editoriale – e che ho trovato decisamente funzionale

alla mia indagine sulla nuova drammaturgia nordica, tedesca in
particolare. Da un paio di stagioni porto in scena testi di Heiner
Müller: Schimmeplfennig, come Botho Strauss ancora prima di

Müller, prosegue in quella stessa ricostruzione di una geografia
metaforica della Germania. È un’indagine che va alle radici della
+ crisi d’identità che il suo Paese, come tutta l’Europa occidentale,

tocca l’immagine per ingrandirla
sta attraversando. Al pari di Müller e Strauss, autori che hanno
avviato uno scavo doloroso e spietato sulla storia recente della

Germania, anche Schimmelpfennig si pone interrogativi sulla
rimozione del passato tedesco. Schimmelpfennig parla di una

mancata eredità, responsabile della successiva “caduta” del
Paese. È vero che la Germania, per lo meno in apparenza,
sembra essersi ripresa più che bene dal secondo conflitto

mondiale, ma è vero che continua a restare evidente agli scrittori
tedeschi - lo diceva Müller e Schimmelpfennig riprende il
concetto egregiamente – la traccia di un passato cancellato che

ha impedito la trasmissione alle giovani generazioni di un’eredità
storica. In Visita al padre si sottolinea proprio questo deficit nel
passaggio del testimone dalla vecchia alla nuova Germania, da

padre a figlio, da una generazione a un’altra. Mi pare peraltro un
tema attualissimo anche in Italia, con la differenza che

Schimmelpfennig allude alla rimozione della storia della
Germania nazista e comunista.



In che modo questo argomento è esplicitato nel testo? Esistono
rimandi evidenti per l’occhio del pubblico italiano?

Pensiamo alla casa dove si svolge la commedia. Oltre ad essere
il luogo fisico delle passioni e degli scontri che attraversano il
testo, è simbolo di quella geografia metafisica cui accennavo

prima. Edith, la moglie di Heinrich, il “padre”, racconta che quella
villa di campagna apparteneva alla sua famiglia, era il luogo dove
era solita recarsi da bambina. Poi i genitori la persero, in modo

assai misterioso, e la stessa Edith si trovò a doverla riacquistare
in età adulta. La casa sorge su una strada, una vecchia via
napoleonica, crocevia di battaglie, di quei conflitti che, da

Napoleone in poi, come dice Edith nel corso della commedia,
hanno devastato il territorio. Forse di lì, in qualche modo –

metaforicamente, è ovvio – passava anche il Muro abbattuto nel
1989… Leggendo Visita al padre, ho percepito forte il senso di
una perdita, la sensazione di una mancanza, di una falla, di

qualcosa che fa acqua da tutte le parti. Sto compiendo un

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